Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente

Prima di arrivare a Roma, i fatti ci impongono di sottolineare che il già Ministro (anche) dello Sport Spadafora aveva prodotto poco (vedi ns. articolo “Volevo essere Giulio Onesti”): noi ricordiamo il suo ‘cantar vittoria’ per l’approvazione dei decreti attuativi della legge delega dell’agosto del 2019 (governo gialloverde, Sottosegretario allo Sport Giorgetti). E invece..

Invece questi decreti legislativi sono stati approvati dal Consiglio dei Ministri il 26 gennaio (in piena crisi di governo) ma orfani del cd decreto n. 1 quello riguardante il riordino del CONI, delle Federazioni e degli Enti di Promozione Sportiva. Privi, insomma, della cornice istituzionale dello Sport. I cinque decreti legislativi sono stati pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale solo il 19 e 20 marzo con inqualificabile ritardo.

A tale pubblicazione ha fatto seguito il “Decreto Sostegni” che ne ha differito l’entrata in vigore al 1° gennaio 2022 e, per la parte riguardante il lavoro nello sport, addirittura al 1° settembre 2022.

Di fatto una bocciatura del lavoro di Spadafora, azzerato e soggetto a qualunque cambiamento decida il nuovo governo. Essendo possibile ogni cambiamento, forze politiche di maggioranza e opposizione, CONI, Enti di Promozione ed Esperti del settore si stanno già muovendo: nessuno è soddisfatto e chiede cambiamenti in un senso o nell’altro, anche quel PD che la Riforma l’aveva votata. A Spadafora non è rimasto altro che occuparsi del settore dalla sua pagina Facebook con un vago stile da ‘vedovo inconsolabile’.

Che c’entri anche (e non solo) la nomina del nuovo Sottosegretario con delega allo Sport Valentina Vezzali?

I dubbi sono legittimi anche perché, come succede spesso agli atleti di vertice diventati dirigenti sportivi, l’esuberante schermitrice Vezzali sembra – passi il paragone un bel quadro d’autore da appendere in salotto. Ciò, nonostante le storiche dichiarazioni del Presidente del CONI Malagò (“Tutti i grandi atleti sono grandi dirigenti”) che, in tutta evidenza, rimane il padrone di casa. Ma dopo la (ri) nomina di Michele Sciscioli a capo del Dipartimento Sport della Presidenza del Consiglio (già dipendente di Giorgetti ai tempi della creazione di Sport e Salute Spa) anche lui dovrà stare ancora più attento.

ROMA – In questo quadro si inseriscono anche le candidature a sindaco (a) di Roma. “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente”. Così diceva Mao Tse Tung e in effetti mai come ora questa frase si adatta al cielo romano.

Un ex segretario del PD Presidente della Regione ora a maggioranza PD/M5S, Zingaretti, tirato per la giacchetta per fare il candidato Sindaco senza soffermarsi su quale maggioranza dovrebbe sostenerlo.

La stessa della Regione Lazio?

Zinga è stato onesto dichiarando nei fatti (sia da segretario PD che da – eventuale – Sindaco): SOFFRO LO STRESS. Come il tormentone dei Velvet dei primissimi anni 2000:

Zingaretti aveva però aveva avuto il tempo di attaccare la sindaca Raggi tacciandola di essere una minaccia (per la sinistra) e ricevendone, come previsto, la puntuta risposta su Facebook supportata da decine (oppure centinaia oppure migliaia) di like. Postati però in massa da fuori Roma (ci chiediamo chi gestisca il profilo Facebook di Virginia Raggi, questa è la fabbrica del consenso politico di oggi). Comunque, il buon Zinga è tornato in Regione dove negli anni non ha lasciato indietro nessuno, soprattutto gli amici, distribuendo incarichi e prebende. Ultime, in ordine di tempo, le 19 assunzioni “appoggiandosi” ad un concorso indetto dal Comune di Allumiere. Un caso già nazionale. Difficile (ma non escluso) che la Raggi faccia un passo indietro, unica possibilità per tentare di convincere Zingaretti (unico del centrosinistra che vola nei sondaggi, più di Calenda) a candidarsi sindaco di Roma.

Cosa c’entra lo Sport romano con tutto cio? Lo Sport romano di base – tutto – chiede di interfacciarsi con una nuova classe dirigente (Zingaretti?) che ricostruisca ciò che i M5S hanno demolito per ricostruire secondo una propria logica – tutta nuova – che ancora rimane misteriosa ai più.

CANDIDATURE – Il punto

Dopo le macerie lasciate dall’amministrazione Raggi (condotta nello Sport dal reggente Giunta e Assessore Daniele Frongia (vedi ns. articolo “Roma, Sport Comunale e Municipale: la disfatta 5Stelle”). Grillo ha dichiarato tra le altre cose: “Virginia è la nostra guerriera”. Beppe Grillo è oramai unico vero condottiero dei M5S e di volta in volta sceglie il proprio frontman nazionale (vedi Conte) o locale (Raggi). Il fatto che Grillo sia costretto a sostenere un proprio candidato che di fatto ha perduto la maggioranza in Consiglio Comunale (i consiglieri del M5S sono 24 come quelli dell’opposizione e 5 di questi hanno già detto che non sono d’accordo sulla ricandidatura di Virginia Raggi), che proclama come propri i successi oggettivamente estranei all’amministrazione la dice lunga sul livello delle prossime elezioni cittadine. Al momento, dunque, Raggi candidata M5S (e non di una Lista Civica) contro il Centrosinistra.

Solo voci ma al momento, in ordine decrescente per possibilità di successo, le nomination reali sono quelle di Bertolaso, Rampelli (decisamente smentita dall’interessato ma questo poco conta) e Abodi. Tutto il resto è fantasia che difficilmente si trasformerà in realtà . Lega e di Forza Italia, insistono su Bertolaso convinti della sua capacitò di portare a casa il ‘risultato, ma potrebbero essere costretti a riconoscere che spetta a Fratelli d’Italia esprimere il candidato sindaco (Rampelli, fortemente radicato nel territorio, soprattutto, ma non solo, a Roma Sud).

Bella gatta da pelare per il neosegretario Enrico Letta. Già coinvolto nel riequilibrio delle poltrone in segreteria, deve arrivare a candidare una forte personalità che abbia chance serie di salire da vincitore nell’aula Giulio Cesare. La descrizione non si addice all’ex ministro Gualtieri, timido micio di Monteverde (quartiere di Roma di provenienza dell’ex ministro), mentre ben si attanaglia a Carlo Calenda di Azione. Se non per il fatto che egli è nemico giurato dei M5S che anche Letta, dopo Zingaretti, sembra voler coccolare (a proposito, ma a chi rubano voti i M5S e l’ex premier Conte?). Dopo l’annuncio delle primarie (che si tengono anche grazie all’apparato logistico-organizzativo ‘bulgaro’ posseduto dal PD ed ereditato dal PCI) il quadro politico è il seguente.

Ribadiamo che il sogno proibito di Letta si chiama Zingaretti (con un accordo con i M5S che prevede la Raggi (forse) con una propria Lista Civica). In assenza di conferme, la prima cosa da fare è convincere Calenda a partecipare alle primarie (e questo succederà solo se al pariolino viene ‘garantita’ la vittoria – vedi le schermaglie in atto). Tra l’altro, i voti ottenuti da ciascun candidato PD alle primarie determineranno, in caso di vittoria, la qualità della loro presenza in Comune (Assessorati, Aziende, Gabinetto). In ogni caso, alla fine dei conteggi e in assenza di Zingaretti, il PD dovrà accettare (storcendo il naso) un candidato sindaco del centrosinistra non PD: Carlo Calenda, incoronato dopo lo scontro avversari piuttosto deboli (a Roma sono chiamati i sette nani) unico che possiede il “phisique du role” da sindaco. In ogni caso, pur non essendo un miliziano, è uno che mantiene i patti e come sindaco sarebbe tenuto sotto stretta sorveglianza dall’apparato del PD.

La storia dice che la macchina del consenso PD non fallisce (quasi) mai al primo colpo e il suo candidato (Calenda? Zingaretti? In ordine decrescente di consensi attesi) arriverà al ballottaggio senza troppi problemi (con Zingaretti forse qualcosa di più). Dunque, al primo turno la vera sfida sarà limitata al candidato del centrodestra vs/ la sindaca uscente Raggi (se non trova l’accordo con il PD: la sua Lista Civica non dovrebbe arrivare al ballottaggio secondo sondaggi riservati). In ogni caso chi arriva secondo andrà al ballottaggio con il candidato del centrosinistra chiunque sia.

Se al ballottaggio con il PD arriva il centrodestra sarà il radicamento nel territorio a fare la differenza (Zingaretti è tra questi) oppure tra chi ha fatto politica a Bruxelles o al Ministero dello Sviluppo Economico e chi ha fatto e fa politica in mezzo alla gente o dentro un partito, sempre lo stesso, o nelle istituzioni con funzioni operative.

Se la Raggi si candida (qualunque candidatura) e compie l’impresa di arrivare al ballottaggio con il PD (difficilissimo ma non impossibile) ebbene quello con con Calenda sarebbe un Duello all’ultimo sangue..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *