Fiat lux. Il miracolo si è compiuto e il decreto Cio per l’autonomia del Coni (dalla politica) è stato firmato.

Forse è questa l’unica ragione della convocazione di un Consiglio dei Ministri appena prima della salita al Colle per le dimissioni del Premier Conte (che stava per cedere la poltrona a Mario Draghi). Malagò dovrebbe aver (ri) ottenuto la pianta organica -circa 200 dipendenti- e diverse unità immobiliari. Tutto ciò non senza divergenze tra i colori giallo e rosso (!). L’unica certezza è che l’epilogo del governo ha evitato l’esclusione dell’Italia dai prossimi Giochi Olimpici: potremo sbandierare il tricolore all’inaugurazione e gli atleti cantare l’inno di Mameli sui podi (speriamo).

Questa è la conseguenza della ‘guerra’ combattuta in questi mesi tra il governo rappresentato dal Ministro Vincenzo Spadafora e il Coni del Presidente Giovanni Malagò.

E’ lui il vincitore. E’ riuscito a lasciare il Ministro con il cerino acceso (lasciare l’incarico con l’Italia fuori dalle Olimpiadi) obbligandolo a supplicare Conte di convocare un non previsto CdM addirittura pochi minuti prima di lasciare l’incarico da Presidente del Consiglio solo per decretare ciò che il CIO voleva: l‘autonomia del CONI dalla politica.

Solo qualche mese fa sembrava finito, il pupone dei Parioli. Invece tesseva la sua tela di ragno sin da quando il Sottosegretario Giorgetti aveva ‘inventato’ Sport e Salute Spa, ente di diretta emanazione del governo che, di fatto, escludeva il Coni da tutto lo Sport ad eccezione di quello olimpico.

Giorgetti, senza creare un Ministero ma autoassegnandosi la delega allo Sport, era stato ben coadiuvato dal sottosegretario Valente del M5S che, forse, è riuscito a farsi benvolere più di Spadafora nonostante questi abbia successivamente ottenuto la poltrona di Ministro (anche) dello Sport nel successivo governo giallorosso. Intanto lo Sport, per i 5stelle ma non per il PD, cresceva di interesse: a Sport e Salute si salutava l’arrivo di Vito Cozzoli, di diretta ‘discendenza’ Di Maio così come il suo predecessore Rocco Sabelli lo era stato di Giorgetti.

Spadafora non è riuscito nel suo intento di diventare il padre del nuovo ordine sportivo italiano, concentrandosi troppo (e male) sul lavoro sportivo pur ottenendo dei buoni risultati diluitisi però in fase attuativa per la mancata sintonia con il MEF (vedi ristori alle Associazioni Sportive). Tutto è nato, dunque, dal mancato avvio dei decreti attuativi (Decreti Delegati Quadro) necessari dopo la rivoluzione dello Sport di Giancarlo Giorgetti.


Il lavoro di Spadafora, paradossalmente, è riuscito a mettere d’accordo tutte le parti coinvolte raccogliendo universali critiche negative: 1) buona parte dei suoi colleghi M5S lo ha accusato di poco coraggio nello smantellare il Coni; 2) la parte del PD (pochi) interessata al tema lo accusava di avere poco difeso il Coni.

Il Ministro ha inoltre mancato di visione organica del mondo dello Sport. Il tutto mentre Malagò, in un’operazione di pura propaganda, riusciva a convincere il CIO che la riforma Giorgetti ledeva l’autonomia dello Sport dalla politica e che l’Italia doveva essere per questo estromessa come squadra dalle Olimpiadi (soprattutto dai contributi per la realizzazione delle Olimpiadi del 2026 assegnate a Milano-Cortina). Sapeva però che avrebbe potuto fare e disfare in qualunque momento.

Infatti così è stato e, con l’approvazione del decreto sull’autonomia dello Sport dell’ultimo secondo, palese dimostrazione di resa del Ministro, Malagò ha stravinto con la sua tattica di retroguardia. Inoltre, anche ai dilettanti della politica pare inverosimile che nel governo Draghi l’ex ministro possa essere confermato. A breve il CIO perdonerà l’Italia, il tricolore sventolerà durante la cerimonia inaugurale dei prossimi Giochi Olimpici e l’inno di Mameli sarà cantato (speriamo) sui podi olimpici.

P.S.: Giulio Onesti, piemontese, partigiano, mente illuminata. Presidente del Coni dal 1946 al 1978, inventò i mitici Giochi della Gioventù. A lui è dedicato il Centro Sportivo Giulio Onesti del Coni.

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