Nel nostro articolo del 7 novembre avevamo segnalato come nel Dpcm del 3 novembre fosse stato introdotto un cambiamento importante per quanto riguarda lo svolgimento delle attività sportive di interesse nazionale (le uniche ammesse).

Il decreto indicava nel CONI l’ente al quale spettava dichiarare quali fossero le attività di interesse nazionale (‘potere’ prima lasciato agli stessi organizzatori cioè Federazioni ed Enti di Promozione Sportiva) riaffidandogli, in questo modo, tutto il suo primato.

Avevamo anche segnalato che il CONI, nel suo provvedimento, si era limitato a recepire acriticamente le dichiarazioni degli Enti e delle Federazioni che non avevano esitato, pur di consentirne lo svolgimento, di nominare di interesse nazionale praticamente tutta la loro attività.

Ebbene, nel Dpcm del 3 dicembre è stato previsto che le attività sportive, per poter essere svolte, devono essere di ‘preminente’ interesse nazionale: a questo punto il CONI, non facendosi sfuggire l’occasione, è intervenuto per disciplinare che cosa debba intendersi per ‘preminente’, riaffermando con ciò il proprio ruolo e il proprio potere.

Infatti, con la circolare del 4 dicembre scorso a firma del Segretario Generale Carlo Mornati, sono state stabilite, quindi imposte a tutti, le condizioni cui devono sottostare le attività sportive per essere definite di ‘preminente’ interesse nazionale e potere così essere svolte:

  • deve essere una gara internazionale o un campionato nazionale
  • devono parteciparvi solo atleti classificati come agonisti
  • gli atleti devono avere un certificato medico agonistico

Una presa di posizione che prende chiaramente le distanze da chi aveva indicato il criterium di interesse nazionale di qualche disciplina sportiva solo perché era prevista (e magari scoperta all’ultimo momento) una manifestazione alla quale potevano iscriversi atlete ed atleti provenienti da tutta Italia (!).

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