Il 27 novembre, con la trasmissione al Parlamento di cinque decreti attuativi della Legge delega dell’agosto 2019 (governo gialloverde), è stata ufficialmente posta la parola fine all’ambizioso progetto del Ministro Spadafora di scrivere un testo unico sullo sport.

Queste proposte (sulle quali le commissioni parlamentari dovranno esprimere un parere non vincolante) disciplinano diversi aspetti dello sport ma non disciplinano (davvero paradossale) la governance dello sport.

Insomma, non sappiamo ancora di che cosa debba occuparsi il CONI, quali siano le risorse a disposizione dello stesso CONI, di che cosa si debba occupare la società Sport e Salute Spa, se il Dipartimento Sport sia legittimo, se gli enti di Promozione sportiva facciano parte o meno del CONI.

Nonostante ciò, le proposte vanno avanti tra non poche critiche. Prendiamo lo Schema di Decreto legislativo recante riordino e riforma delle disposizioni in materia di enti sportivi professionistici e dilettantistici nonché di lavoro sportivo (atto della Camera n.230) per esaminare non tante le norme in esso contenute quanto per dare un’occhiata a quello che si afferma essere alla base delle disposizioni: la RELAZIONE TECNICA.

In questo documento ci sono alcuni dati che meritano qualche riflessione. Secondo l’Agenzia delle Entrate, le persone che nel 2019 hanno ricevuto compensi sportivi sono state 429.238. Numero davvero importante al quale si dovrebbero aggiungere tutti quelli che hanno ricevuto compensi non dichiarati da chi li ha pagati (le associazioni sportive).

Insomma, sono quasi mezzo milione le persone che ricevono tutto o parte del loro reddito dallo Sport!

Quello che stupisce ancora di più (ne fa fede la relazione allegata al decreto delegato) è il numero delle persone che hanno ottenuto l’indennità concessa dal governo ai collaboratori sportivi che avevano perso lavoro: 137.537.

Quello che possiamo dedurre da questi numeri è che ben 297.701 persone (69%) che non hanno lavorato perché tutto lo sport era chiuso NON HANNO CHIESTO L’INDENNITA’.

Perché?

È plausibile ipotizzare che queste persone abbiano un altro reddito da lavoro o sono pensionati. E se questo ragionamento è vero, allora il mondo del lavoro sportivo ha una dimensione molto precisa, cioè di ‘secondo lavoro’. Con tutte le conseguenze su motivazione, formazione, attese.

Un altro dato della relazione risulta davvero di difficile interpretazione. I 137.537 cittadini che hanno ottenuto l’indennità sono definiti monoreddito cioè con reddito inferiore ad €10.000: qual è il significato? Come sono considerati quei collaboratori, e sono tanti, che avevano un compenso di 1.000 o 2.000 euro? Anche loro sono considerati monoreddito? Misteri della Relazione.

Mea culpa: non siamo riusciti a leggere la statistica riportata nella Relazione.

O forse la colpa è di chi non ha previsto che i colori e/o le sfumature di nero nelle fotocopie fossero di impossibile lettura (imperdonabile da parte di chi può disporre di tutta la tecnologia che desidera).

Speriamo se ne lamentino i deputati e i senatori che dovranno esprimere il parere sul decreto delegato.

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