di Giacomo Mazzocchi
Non basta l’ottima prova dell’esordiente 21enne Niccolò Cannone per compensare l’insormontabile, maggiore esperienza del muro gallese. Che l’assenza di capitani e leader di spessore internazionale come Parisse e Ghiraldini fosse rilevante appariva scontato. Ma si riteneva che questa assenza potesse essere superata dalla fresca gagliardia dei nuovi entrati e da alcune mosse tattiche come il doppio mediano di apertura nelle persone di Allan e Canna.
Un peccato di ottimismo, reso più evidente quando, proprio per deficit di esperienza, nei raggruppamenti gli avanti azzurri hanno offerto al piede centrato di Biggar il primo di una lunga serie di penalità che, dopo 2 minuti di gioco, hanno portato allo 0-3. Vantaggio che, ancora per continua indisciplina, al quarto d’ora aveva fatto triplicare lo score gallese. Queste infrazioni hanno obbligato gli azzurri a trattare il possesso del pallone sempre lontano dalla meta avversaria, rendendo sterili anche attacchi ben congegnati durati la bellezza di 16 fasi, come quello al decimo del primo tempo: l’azione più bella in assoluto dell’intera partita.
In sostanza, questa è stata la chiave della partita: prevalenza degli avanti azzurri nella conquista del pallone in fasi statiche e inferiorità nell’avanzamento e nella gestione del pallone con conseguente indisciplina. Scarsa qualità dei palloni trasmessi alla linea arretrata che ha impedito ogni possibilità – anche ben congegnata,- di superare il muro difensivo gallese. L’Italia ha cercato in ogni maniera di portarsi in meta sfruttando le penalità, guadagnate quando il passivo era arrivato a meno 20, per portarsi vicino all’area di meta avversaria. E non ha mai piazzato i 3 punti, cosa che non succede mai.
Pure nelle touche vinte in zona meta è mancata quell’esperienza tattica e agonistica per operare le maule avanzanti, indispensabili per bucare la difesa avversaria. Iniziata male, la partita è andata avanti peggio – salvo i primi 20 minuti della ripresa in cui il Galles è rimasto a secco – e si è conclusa con l’Italia alla ricerca, osando, del punto della bandiera, offrendo così il fianco scoperto ai trequarti gallesi. Adams e il poderoso North infilavano altre tre volte l’Italia, che rimaneva a zero, mentre il Galles conquistava il punto di bonus per le 5 mete realizzate. Sul piano delle prestazioni individuali, – specie in chiave prossimo match a Parigi – c’è da rilevare l’ottima prestazione di Niccolà Cannone, miglior placcatore azzurro con 16 tackle, seguito con 14 da Carlo Canna. Si temeva che il beneventano difettasse in questa specialità anche per costituzione muscolare. Invece, è risultato il migliore della linea arretrata.
E l’esordio del nuovo C.T. sudafricano Franco Smith? Al termine del match appariva piuttosto ‘scioccato’ dallo 0-42. Per sua consolazione, c’è da rilevare che quest’onta l’ha subita dai campioni uscenti del Sei Nazioni e medaglia di bronzo ai mondiali. È bene però che il C.T. e tutti gli altri tengano bene a mente che nel rugby di alto livello non bastano capacità fisiche e tecniche ma è importante disporre di una ‘sensibilità’ particolare che solo l’esperienza può fornire. Cioè giocare (e perdere) con le squadre più forti. Come appunto il Galles. Una Nazionale con la N maiuscola non si crea in un giorno, né al tavolino, lo sanno bene le ragazze italiane che l’anno scorso hanno stupito il mondo conquistando il secondo posto nel Sei Nazioni in rosa. Domani, all’Arms Park di Cardiff, affrontano le gallesi anche per vendicare gli azzurri. Diretta su Eurosport ore 14 italiane.