di Giacomo Mazzocchi

Riflettori accesi a San Siro per la sfida a tutto pressing fra Inter e Roma e per quella dell’OIimpico di Roma per Lazio-Juventus. Lo spettacolo vero lo hanno fatto però Bergamo due formazioni che praticano un calcio avanzatissimo e divertente: Atalanta e Verona.

Antonio Conte è riuscito ad allestire in pochi mesi un pressing che non consente agli avversari di ragionare con lucidità, ma anche la Roma del portoghese Fonseca si muove sulle stesse linee. In qualche modo, due squadre speculari in cui due nuovi allenatori sono al lavoro per renderle all’altezza dei tempi. Il primo passo verso questa direzione è l’introduzione del pressing sugli avversari, senza il quale squadre come il Barcellona non sarebbero mai diventate quello che sono (e Messi non avrebbe mai raggiunto i sei Palloni d’Oro).

Una misura difensiva, il pressing, che diventa basilare per imporre un gioco dominante ed una logica ed inevitabile realizzazione di reti vincenti. Antonio Conte, più di ogni altro allenatore sbarcato nella Serie A italiana per rendere i club nostrani più competitivi, c’è riuscito meglio di tutti. Il gioco dominante ancora latita, ma le reti per consentire di essere in testa alla classifica arrivano grazie al pressing che costringe le difese avversarie a perdere il possesso del pallone e a cacciarsi nei guai e quindi consentire a Lautaro e Lukaku di realizzare.

A considerare le tante occasioni neroazzurre, si potrebbe concludere che la partita di San Siro si sia mossa in un verso solo. In realtà l’Inter ha costruito poco e le tante occasioni sono state causate dalle gravi deficienze giallorosse nella fase di riproposizione di gioco. Il pressing della Roma è stato inferiore, ma i giallorossi hanno manovrato meglio a centrocampo, ispirati da Pellegrini. Lo 0-0 finale è sacrosanto ma entrambe le squadre devono ancora lavorare per crescere e dare autentico spettacolo invece di emozioni da singoli episodi o da rigori espressi dal VAR.

Per gustarsi appieno lo spettacolo calcistico si deve andare a Bergamo per assistere ad Atalanta –Verona, quasi un derby. La validità della formazione bergamasca era già assodata, quella del Verona è una stella a ciel sereno che fa coppia con il Cagliari di Malan. Veramente super il lavoro di Juric che, oltre ad avere ottimamente attrezzato la squadra a livello tattico (pressing, palleggio corto) ha portato alla luce tanti elementi tecnicamente e atleticamente dotati come Zaccagni e Di Carmine, autore ella doppietta veronese. Sicuramente il CT Mancini non li perderà di vista.

Sul campo, la partita non ha dato un attimo di respiro né ai giocatori né agli spettatori: ritmi altissimi e livello tecnico eccellente da ambo le parti, con palla giocata di prima e capovolgimenti di fronte. Il tutto illuminato dal talento unico di Gomez che faceva pendere leggermente l’ago della bilancia in favore dei padroni di casa.

Eppure, era proprio il Verona ad andare in vantaggio a metà del primo tempo, un’emozione tutta inventata dagli arbitri: rimessa laterale in favore del Verona con due palloni in campo che disturbano. Gli atalantini aspettano che uno dei due palloni sia messo da parte, ma il Verona lo gioca con i neroazzurri a guardare. Ma l’arbitro ignora la faccenda e Di Carmine agevolmente mette in rete. Il guaio è che né il Var né il quarto uomo intervengono.

A bocce ferme ci sarà il solito gran discutere – se il secondo pallone fosse dentro il campo o fuori nelle mani di un altro giocatore veronese. Parliamo di una segnatura assolutamente ridicola e fuori ogni discussione e il guaio è che capitano sempre alla formazione di Gasperini! Fortunatamente per la Dea questa volta alla fine ce l’ha fatta. Insomma, il Var ne combina più dell’arbitro unico, quando aveva buon senso. Il sistema vigente lascia troppo spazio ad interpretazioni differenti delle tecnologie e toglie spazio all’arbitro. Esiste un sistema per la revisione delle situazioni incerte. È quello del rugby dove solo l’arbitro in campo ha l’autorità di interpellare il VAR e lo fa ogni volta che lo ritiene opportuno: poi si attiene a quello che il VAR mostra.

Il sistema appare sicuro. E gli arbitri (professionisti) difficilmente non vi ricorrono perché chi sbaglia paga. Non bastasse l’assurdità della rete subita e la forza dell’avversario, l’Atalanta doveva anche subire la perdita del suo gioiello Ilicic per problemi muscolari. Quindi, nella ripresa il Verona raddoppiava a conclusione di una splendida azione partita dalla propria area e conclusa da Di Carmine. Ma La vicenda non era finita (mai pensarlo quando c’è di mezzo l’Atalanta) e infatti, prima Malinowski (bordata dai 25 metri all’incrocio dei pali) poi Muriel dal discheto (tramite Var). Quindi al 48’ la rete di Djimsiti su assist di un altro difensore, Toloi.

Ad onor del vero, il Verona ha giocato gli ultimi 10 minuti in 10 per l’espulsione (doppio giallo) dell’arcigno difensore centrale Davidowski. Juric stava per sostituirlo dopo la prima ammonizione, ma non ha fatto a tempo. Comunque il croato si conferma allenatore destinato ad un futuro in grandi squadre e l’Atalanta sempre fra le grandi in piena corsa per la Champions.

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