di Giacomo Mazzocchi
Vincere la maggior parte delle partite in Zona Cesarini o, meglio, in pieno recupero come accade in questa stagione a Juventus ed Inter è un segnale di forza o di debolezza? Bel quesito. Sono i numeri che dovrebbero parlare anche se la statistica dice che i dati positivi e negativi alla fine si equivalgono. Ma la statistica diventa legge in presenza di grandi numeri, e quelli di un torneo calcistico non lo sono.
Ma anche nel calcio le probabilità che la ruota giri sono abbastanza alte. Può però accadere che esca quasi sempre il rosso. Tanto da convincersi che si sia scoperto il Pozzo di San Patrizio e che sia merito della propria bravura. Fintanto che la pallina non si ferma sul nero.
Si ritorna allora alla realtà dei fatti e lo sconcerto è ancora più grande. Come nel caso dell’Inter contro il Borussia Dortmund. Magari da quel momento la roulette cambia colore, oppure riprende il suo andazzo: ma si tratta sempre di numeri piccoli.
La ruota dei successi – 1-0, 2-1 – conquistati dalla Juventus a partita praticamente conclusa lascia intuire in Sarri poteri quasi medianici di successo. Quanto accaduto a Mosca contro il Lokomotive è quasi senza precedenti. I bianconeri, in rete subito grazie ad uno svarione del suo portiere Guilherme (solitamente capace) permette alla Juve, ormai qualificata, di gestire la partita a suo piacimento.
I russi imperversano ed il risultato appare compromesso. Quando tutto appare finito arriva Douglas Costa dalla panchina a regalare a Sarri una rete, definita da molti astanti pazzesca, e alla Juventus il passaggio del turno in prima posizione in largo anticipo. Dimostrazione di forza o di debolezza? Quel che è certo è che la Juve ha la panchina più lunga del mondo. Ma, come accaduto al Chelsea, deve tenere conto del valore e delle caratteristiche dei giocatori. Proprio come sosteneva Allegri (che per questo è stato silurato).
Dimenticarsi dunque di vedere all’opera una Juventus brillante e piacevole nel gioco e nei risultati. Occorre rassegnarsi e gioire di una Juventus calcolatrice che vive sulla bravura dei suoi innumerevoli assi. Confidando – sostengono tanti juventini – che la roulette non cambi colore.
Cosa, invece, successa all’Atalanta nella romanzesca partita di San Siro contro il super Manchestert City del mitico Guardiola. Un match a senso assolutamente unico nelle mani della squadra inglese, davvero ben messa in ogni senso. Un calcio assolutamente perfetto, sintesi esemplare fra vigoria fisica e tecnica. Uno spettacolo perfino nel pressing feroce eseguito financo sulle rimesse laterali degli orobici.
Primo tempo che poteva terminare 5-0 per gli inglesi ed invece si chiudeva con un risicato 1-0 con penality concessi e sprecati: segni inequivocabili che la ruota era girata in favore di Gasperini. Così, il solito Gomez, dopo quattro minuti della ripresa, pennellava un cross da sinistra per la perfetta incornata di Pasalic.
Un vero trauma per il Manchester che andava in tilt anche per le energie spese nel primo tempo nel braccare in ogni parte del campo i giocatori neroazzurri. L’Atalanta serenamente prendeva il controllo del gioco mentre la ruota fatale girava. Al 36’ il portiere del Manchester stendeva fuori dall’area di rigore Ilicic, scattato solingo sul filo del fuori gioco, e dunque cartellino rosso e Manchester senza portiere, in dieci e con in porta il terzino Walker.
Per l’Atalanta 10-15 minuti per conquistare il successo pieno. Il Manchester inventa tutto il possibile per prendere tempo e ci riesce, con un’Atalanta stremata dallo sforzo immenso di riprendere il match: forse si accontenta del pari contro un avversario così grande, è il suo primo punto in Champions League. In quegli ultimi minuti non riesce così ad indirizzare un solo tiro verso l’improvvisato portiere avversario. E dire che un successo pieno avrebbe rilanciato una possibilità concreta di qualificazione alla luce di quanto stava accadendo sugli altri campi. E invece: il pari in extremis fra Dinamo Zagabria e Shaktar Donetsk concede ancora alla Dea di superare il turno se vincesse le due ultime partite. Mai dire mai… Quando la ruota gira.