di Giacomo Mazzocchi
Inghilterra: 15 Daly (60’ Slade), 14 Watson, 13 M. Tuilagi, 12 Farrell (c), 11 May (Joseph), 10 Ford,9Youngs, 8 Vunipola, 7 Underhill, 6 Curry, 5 Lawes (60’, 4 Itoje (Kruis), 3 Sinckler (2’’Coles),2 George CowanDixie), 1 M. Vunipola( 60 Marler).
Sudafrica: 15 le Roux, 14 Kolbe, 13 Am, 12 de Allende, 11 Mapimpi, 10 Pollard, 9 de Klerk (78’ Jantjies), 8 Vermeulen, 7 Pieter-Steph du Toit, 6 Kolisi (c) ( Louw), 5 de Jager (Snyman) 4 Eltzebeth, 3 Malherbe (Kitshoff), 2 Mbonambi (66’ Marx), 1 Mtawarira (Koch).
Arbitro: Jérôme Garcès (France) Marcatori: 9′ cp. Pollard (0-3), 21′ cp. Farrell (3-3), 26′ cp. Pollard (3-6), 33′ cp. Farrell (6-6), 39′ cp. Pollard (6-9), 40’+3 cp. Pollard (6-12), 46′ cp. Pollard (6-15), 52′ cp. Farrell (9-15), 58′ cp. Pollard (9-18), 59′ cp. Farrell (12-18), 66′ meta Mapimpi tr. Pollard (12-25), 74′ meta Kolbe tr. Steyn (12-32).
Il Sud Africa si aggiudica con pieno merito il titolo di Campione del Mondo di Rugby. Ha dominato la Finalissima contro l’Inghilterra dal primo minuto di gioco, da quando cioè, in un tentativo di placcare un avversario, il pilone britannico Kyle Sinckler ha urtato il suolo con il parietale destro del capo perdendo immediatamente conoscenza: gioco immediatamente interrotto dal bravo arbitro francese Jerome Garcès e dopo qualche minuto il pilone di colore britannico si riprende. E’ stato necessario però fosse sostituito dall’esperto Coles. Era la prima azione della partita.
Per come sono andate avanti le cose è apparso evidente che, pur pesando 20 chili più del pack sudafricano (920 kg contro 900), la mischia chiusa inglese sia risultata drammaticamente perdente per tutti i restanti 79 minuti di gioco. Perdente nella spinta e sanzionata da una serie in finita di calci di punizione che hanno annullato qualsiasi tentativo di impostare qualche manovra. Oltre che a fornire al piede di Pollard innumerevoli occasione di segnare punti sul tabellone sudafricano.
In genere la sostituzione di un pilone non dovrebbe causare gravi danni: i valori di questi specialisti, infatti, è solitamente molto simile. Invece, lo sconcerto prodottosi nelle fila britannico è stato davvero senza precedenti e ha provocato danni irreparabili. L’Inghilterra è apparsa vulnerabile proprio dove contava di imporsi, nel gioco fisico, così come era accaduto in occasione del successo in semifinale contro gli All Blacks.
Si può dire che i sudafricani quasi non credevano ai propri occhi… Erano scesi in campo con il timore che avendo disputato rispetto agli inglesi una partita in più (vedi tifone) avrebbero pagato lo sforzo sul campo. Perciò sono apparsi sostanzialmente sulla difensiva, accontentandosi fino ai 10 minuti finali di amministrare il bottino fornito dai calci di punizione.
Al 12’ della ripresa gli inglesi si erano addirittura portati vicino alla parità (12-15) grazie al piede di Farrel al termine di una lunghissima azione coast to coast che li ave va portati a pochi centimetri della prima meta della giornata e al sorpasso. Per far di più ci sarebbe stato bisogno di avere a disposizione l’ovale. Cosa impossibile per via della perdurante crisi dei primi 8 uomini di mischia.
Il pericolo corso spronava finalmente il Sud Africa, guidato dal gigante di 170 cm de Clerk, a muovere il pallone al largo. E a far giungere l’ovale nelle mani dei suoi due fenomeni con le ali ai piedi: Mapimpi e Kolbe che in azioni spettacolari depositavano il pallone oltre la linea di meta britannica per chiudere la partita e conquistare il titolo iridato 32 a 12. Si tratta del terzo successo per gli Springboks in nove edizioni. Succedono agli All Blacks, anche loro Campioni in tre edizioni.
La sfida del resto del mondo al dominio dei paesi australi (Nuova Zelanda, Sud Africa, Australia, Argentina) è perciò rinviata a data da destinarsi. I campionati più importanti sono quelli dell’emisfero settentrionale e l’Europa attinge a piene mani dai serbatoi australi. Ma quando si tratta di livello assoluto il Sud appare quasi sempre irraggiungibile. Questi paesi hanno meno abitanti e meno praticanti ma per il rugby si avvalgono della ‘meglio gioventù’. Una gioventù sana fuori e dentro che ha superato ogni residuo di barriere etniche: il rugby, sport nazionale, attinge a tutta la popolazione bianchi o maori, samoani, zulù e boscimani.
Il trionfo del Sud Africa è anche il trionfo postumo di Nelson Mandela, promotore della convivenza a tutti i livelli di ogni tipo di ceppo etnico. Alcuni lustri fa in Sud Africa i bianchi giocavano a Rugby, i neri praticavano il calcio. Oggi tutti praticano tutto. A beneficiarne è stato soprattutto il rugby, grazie alla potenza dei piloni di etnia zulu e alla velocità dei discendenti boscimani. Nel XV schierato inizialmente da Manager Erasmus, figurano le varie etnie sudafricane che sono tante e non soltanto bianchi o neri. Il capitano Siya Kolisi, primo nero a capitanare gli Springboks, è ad esempio di di etnia Xhosa, una delle più diffuse sul territorio sudafricano.
La stella del Mondiale e stato senza dubbio Cheslin Kolbe. La meta realizzata a Yokoama è stata un prodigio di velocità e destrezza, un’autentica gazzella: Springboks di nome e di fatto. Una ultima curiosa annotazione. Qualcuno sostiene che il Sud Africa è solo potenza fisica. In realtà i migliori del gruppo si sono rivelati due giocatori di un metro e settanta: il primo, il biondissimo mediano di mischia, regista ma inesorabile placcatore. Faf de Klerk candidato a miglior giocatore dei Mondiali. L’altro, il già nominato Cheslin Kolbe.