di Giacomo Mazzocchi

In attesa che il posticipo chiarisca se il Toro l’ha raggiunta, l’Inter si gode in piena solitudine il primato con ben 2 punti di vantaggio sulla Juventus e, udite udite , il Bologna di Sinisa Mihajlovic: il serbo ha guidato il successo dei felsinei a Verona dalla clinica San Orsola al telefono!

La terza giornata, superata la pausa internazionale, doveva offrire maggiori lumi sulla fascia leader del campionato in chiave scudetto. Ad onor del vero, attorno al calcio italiano si sta creando una strana situazione dovuta ad una serie di concause: la rivoluzione tecnico-tattica in corso; l’anticipato inizio della stagione; gli impegni internazionali azzurri e dei club sempre più pressanti;  le innovazioni importanti  avvenuto nell’ambito degli arbitraggi e di un maggiore e più attento  ruolo delle innovazioni tecnologiche.

Le sorprese sono all’ordine del giorno, mentre il vero valore della prima in classifica è tutto da accertare poiché l’Inter sta godendo di un calendario assai favorevole con 2 partite su tre in casa e tutte contro avversarie sulla carta non irresistibili (Lecce, Cagliari, Udinese). Soffrendo tra l’altro non poco sia a Cagliari che a San Siro contro l’Udinese (rimasta in dieci) e grazie alla seconda rete stagionale realizzata di testa dal minuscolo Stefano Sensi che ricorda il miglior De Sisti.

Dunque, è ancora un po’ presto per tirare conclusioni sui valori effettivi, ma quel che appare certo è che Antonio Conte è quello che nella ampia rotazione dei tecnici, assieme al romanista Paulo Fonseca, ha lavorato meglio e più in fretta, cercando di trasmettere soprattutto carattere come è suo costume vincente.

L’Inter è la squadra che attua il miglior pressing. Elemento essenziale nel calcio moderno. L’amministrazione dei palloni strappati all’avversario, invece, è affare assai più sofisticato e necessita tempo e competenze specifiche che forse non sono nelle corde di Conte, tecnico decisamente tradizionalista.

Se Conte fa volare la tifoseria neroazzurra, preoccupa assai la partita disputata a Firenze dalla Juventus. La lontananza dalla Panchina di Sarri (al contrario di ciò che è accaduto a Bologna con Mihajlovic) ha provocato un pesante ritardo nell’aggiornamento previsto del gioco bianconero.

La Juventus vista alla vigilia dell’ingresso in Champions non è né carne né pesce. C’è molta confusione in campo e ci vorrà un bel po’ di tempo per organizzarsi.  Per il momento Sarri ha chiesto (e ottenuto) che Bonucci smetta con i suoi lanci lunghi che spesso significano perdere possesso palla. A Verona, la Juventus ‘formato Allegri’ ha fatto bottino pieno senza brillare. Contro la Fiorentina, ben registrata da Vincenzo Montella, la nuova Juventus ha sofferto troppo, riuscendo a strappare un fortunoso 0-0.

Quello che deve però preoccupare l’ambiente bianconero è lo stato di forma della squadra: preparazione estiva mal programmata, eccesso di lavoro da quando è rientrato Sarri, indicatori chimici sullo status muscolare sballati. Quel che è certo è che sia Douglas Costa (già all’8’) che Pjanic (al 44’) hanno dovuto lasciare il campo a causa di crampi muscolari. Anche Danilo è uscito dolorante non per scontro con avversari, ma per problemi muscolari.

Sugli scudi, invece il Napoli di Carlo Ancelotti e l’Atalanta di Giampiero Gasperini, stesso impianto positivo della scorsa stagione migliorato ed aggiornato con felici innesti come gli attaccanti Lozano e Llorente a Napoli e Muriel a Bergamo: il Napoli ha regolato, fra gli applausi, la Sampdoria di Eusebio Di Francesco. Gasperini , sempre sereno e fiducioso, è venuto fuori alla distanza grazie ad una bordata vincente, al 96’, dell’immancabile Zapata: sono loro a giocare il calcio più piacevole e redditizio in questo momento  dove vince chi segna di più.

Quanto al Milan – e al suo neo allenatore milanista Marco Giampaolo – è andato a vincere a Verona grazie ad un rigore di Piatek ed ad un rigore prima dato e poi trasformato a tempo scaduto del milanista Calabria. Rossoneri dunque nel gruppo di testa.

Anche la Roma sembra essersi messa bene con Paulo Fonseca. In poche settimane il tecnico spagnolo è riuscita a trasformare una Roma distrutta dalla gestione Spallettiana e dalla de-romanizzazione della squadra.

Per tutto il primo tempo la Roma ha giocato come il miglior Barcellona od il migliore Ajax.  Realizzando in 30 minuti 4 reti di ottima fattura.  Ogni giocatore al suo posto ed a suo agio nel fraseggio e nella concretezza agonistica. In gran luce, assieme a Dzeko e Pellegrini anche il neo acquisto turco Mikhitartian.

Decisamente deludente la Lazio, che a Ferrara stava pregustando un successo che l’avrebbe proiettata dietro la Juventus. In rete con Immobile, ad un certo punto Filippo Inzaghi ha deciso che era meglio pensare alla partita in Romania contro il Cluj. Decideva perciò di tirare i remi in barca, smettendo letteralmente di correre.

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