Continua il viaggio nell’Europa dello Sport. Dopo l’analisi dei cinque modelli sportivi presenti in europa (intervista pubblicata il 30 gennaio scorso) e il Modello Nordeuropeo, il Prof. Nicola Porro illustra in questo articolo il Modello Centro europeo (Francia, Germania, Benelux) al quale seguiranno gli altri tre. Nella descrizione dei singoli modelli, il prof. Porro li alleggerisce – senza perdere di incisività e chiarezza e rendendoli ancora più scorrevoli – di tutte quelle caratteristiche scientifiche non strettamente necessarie. Buona lettura.

Sport e Welfare corporativo: l’Europa centrale

di Nicola Rinaldo Porro

Il regime di Stato sociale che la letteratura sociologica definisce di Welfare conservatore-corporativo, rinvenibile nei casi nazionali di Germania, Austria, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, influenza il modello sportivo centro-europeo.

Nella sfera dei diritti sociali e della previdenza – pur con non secondarie differenze fra caso e caso – lo Stato attenua, senza annullarla, la dipendenza dal mercato tanto delle attività strettamente economiche quanto di pratiche sociali di prevalente interesse pubblico, come appunto lo sport.

Si sono alternati governi di vario orientamento ideologico e filosofie pubbliche anche molto differenti

Ovviamente, nell’arco dei decenni, in questi regimi di democrazia competitiva consolidata si sono alternati governi di vario orientamento ideologico e filosofie pubbliche anche molto differenti.

Si può però sostenere, con una certa inevitabile approssimazione, che lo Stato non assolve funzioni di intervento sociale diretto (per esempio finanziando enti dedicati allo sport per tutti, come avviene nel modello scandinavo) ma neppure persegue, tuttavia, politiche pubbliche marcatamente liberiste e orientate al mercato come nell’esempio britannico di cui parleremo nei prossimi articoli.

Le strategie di incentivazione e promozione dello sport di cittadinanza

Le strategie di incentivazione e promozione dello sport di cittadinanza, attive in tutti i Paesi indicati, mettono piuttosto in evidenza il ruolo para-istituzionale assegnato nel settore alla sfera pubblica. Lo Stato, insomma, non si sostituisce agli effetti regolativi del mercato aggredendo le disuguaglianze di status, classe e genere. Allo stesso tempo, però, le istituzioni specializzate – nel campo della sanità, dell’istruzione, della previdenza e anche dello sport – assolvono con relativa efficienza funzioni sussidiarie rispetto al sistema economico e alle reti famigliari.

Convivono politiche di concertazione fra governi, poteri territoriali e parti sociali

In sostanza, proprio in omaggio al principio ispiratore della sussidiarietà convivono politiche di concertazione fra governi, poteri territoriali (molto di più significativi nei contesti federali come la Germania e il Belgio che nei Paesi Bassi o nella Francia di tradizione centralistica) e parti sociali. L’incentivazione allo sport per tutti è parte di programmi e pratiche di autogestione che assegnano un ruolo importante alle organizzazioni dei lavoratori e alle reti di animazione locale, in analogia con le politiche prevalenti nell’ambito contiguo della sanità.

Assai diversi sono però gli ordinamenti istituzionali che operano nella sfera della regolazione politica

La Francia conserva un autonomo Ministero dello sport e riproduce, malgrado il progressivo declino del vecchio sistema prefettizio di ascendenza napoleonica, una forte vocazione dirigistica.

La Germania assegna competenze specifiche e di grande impatto alle strutture federali (i Länder).

Il Belgio, per passaggi progressivi, ha dato vita a un singolare e complicato  regime di convivenza fra contesti sub-nazionali (Vallonia francofona, Fiandre, Regione metropolitana di Bruxelles e Comunità linguistica germanofona) che si rispecchia perfettamente nell’esistenza di distinte tipologie di organizzazione del sistema sportivo nazionale.

I Paesi Bassi si sono dati invece un modello misto, che riconosce un ruolo di coordinamento alle istituzioni statali assegnando alla scuola le politiche di avviamento alla pratica. La consistente galassia delle società olandesi è informalmente diviso, come avveniva sino a un paio di decenni fa per la promozione sportiva italiana, in rapporto a vaste reti socio-culturali di appartenenza: l’associazionismo d’ispirazione protestante, quello cattolico e quello legato alle organizzazioni sindacali e della sinistra.

Eurobarometro 2017

Secondo i dati Eurobarometro 2017 il maggior numero di praticanti in rapporto alla popolazione over 15 di riferimento si registra in Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo – tutti attorno a un valore del 70% – mentre i Paesi maggiori si attestano su percentuali più basse e decrescenti rispetto al recente passato: 62% per la Germania e 54% per la Francia.

Nicola Porro, 70 anni, di Civitavecchia, sociologo e docente universitario, già Presidente dell’Uisp dal 1998 al 2005 e autore di numerosi testi di Sociologia dello Sport

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