di Giacomo Mazzocchi

Per fortuna c’è l’Atalanta di Gian Piero Gasperini!

Il  panorama calcistico italiano  è dominato da una squadra, la Juventus, maestra del non gioco ovvero del più stucchevole “possesso palla”.

Attraverso questa tattica stucchevole e sterile si propone di arrivare al gol e alla vittoria affidandosi alle  superiori qualità  tecnico atletiche dei suoi innumerevoli Assi fra cui fa spicca il Re dei Re Cristiano Ronaldo.

L’unica (o quasi) possibilità di godersi un po’ di emozioni e spettacolo agonistico decente è guardare le partite della “spensierata “banda”atalantina di Gasperini.

Assistere ad una partita della formazione neroazzurra equivale a  prendere una boccata di ossigeno

Assistere ad una partita della formazione neroazzurra  (che non è l’Inter..) equivale a  prendere una boccata di ossigeno in una metropoli sommersa dallo smog. La cosa notevole è che lo spettacolo è assicurato sempre, non è un episodio.

Giovanissimi  esordienti italiani e stranieri dai nomi sconosciuti, assieme ad ex aspiranti vecchie glorie – vedi Gomez ed Ilic  –  tutti assemblati opportunamente da Gasperini,  ogni volta che scendono in campo non solo fanno spettacolo ma spesso e volentieri fanno anche risultati, dimostrando con i fatti che non è vero che il buon gioco non paga (come predicato  ormai da troppi anni a Torino).

Gian Piero Gasperini

Dietro il clamoroso 3-3  odierno fra Atalanta e Roma in quel di Bergamo (rimonta orobica da 0-3) si oppone un altro assunto: il calciatore non deve  scendere in campo come un robot che svolge il compitino tattico disegnato dall’allenatore in voga  per dimostrare che lui è tutto; il calciatore professionista che si rispetti, invece, deve convincersi che nello sport – ed il calcio è uno sport di squadra –  il meglio lo dai se ti diverti, sei sicuro di te e dai libero sfogo alla fantasia, alla creatività, alla passione.

Questa è l’Atalanta, una sorta di miracolo del calcio. Non solo italiano

Un miracolo che si ripete ogni settimana: un ora e mezza di spettacolo domenicale assicurato in barba al risultato. Il quale, però, spesso e volentieri arriva. E ogni fine stagione quando i talenti valorizzati da Gasperini cambiano lucrosamente casacca per essere sostituiti da nuove leve.

Con la formazione lombarda non ci si  annoia mai, l’incertezza del risultato  è sempre dietro l’angolo

Ciò contribuisce non poco ai colpi di scena che sono un elemento basilare degli sport di squadra. Lasciati liberi di esprimersi, anzi sollecitati a farlo dal proprio allenatore, coloro che sbarcano a Bergamo riescono ad offrire un calcio di elevati contenuti tecnico-tattici: divertendosi si sente meno fatica, si migliora la propria qualità e si diventa appetibili sul mercato. Aggiungiamo che questa maggiore sportività influenza anche la loro maggiore educazione in campo ed il rispetto verso avversario e arbitro.

Giocassero tutti come l’Atalanta , certi comportamenti incivili e violenti scomparirebbero

Chi avrebbe scommesso una lira sul recupero odierno dell’Atalanta sul 3-0 per la Roma al 45’ del primo tempo? Nessuno, oppure pochi, pochissimi. Sicuramente ci credevano Zapata  e compagni, Gasperini ed anche qualche tifoso orobico che ha capito di che stoffa sia fatta  questa Atalanta.

Non ci credeva né Di Francesco né i giocatori giallorossi, nonostante l’esperienza della gara di andata quando fu la Roma a concludere sul 3-3  recuperando due gol di scarto.

Forse potrebbe  essere  stato proprio questo glorioso precedente a convincere la Roma a giocare sottotono nella ripresa, a non fare un tiro in porta e tirare i remi in barca.

Alla luce di questa ultima impresa dell’Atalanta, una considerazione appare inevitabile (e auspicabile):

Perché la Federcalcio, le Leghe calcistiche non affidano a Gasperini la responsabilità di un settore tecnico formativo di alto livello?

Una struttura che ricalchi quella della Scuola dello Sport del Coni intitolata a Giulio Onesti (ideatore tra l’altro degli indimenticati Giochi della Gioventù), da lui creata nel 1954 e a lui  intitolata nel 1982, un anno dopo la sua scomparsa. Una vera e propria Università da cui sono usciti i dirigenti ed i tecnici che hanno fatto entrare l’Italia nell’élite dello sport mondiale.

La Scuola dello Sport si interessava di tutti gli sport, adesso si tratterebbe di divulgare soprattutto uno stile, una filosofia per far crescere il calcio. Il ruolo di Gasperini sarebbe soprattutto quello del profeta che “evangelizza” la chiesa del calcio.

Una utopia? Niente affatto un progetto sensato e fattibile. Fra l’altro non costoso.

Giacomo Mazzocchi

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