Orfani di Totti  (costava troppo e faceva ombra a Spalletti), Salah e Nainngollan sacrificati al business  della nuova proprietà USA (calata in Italia per drenare  denaro) la Roma è oggi un’entità senza capo né coda, senza cuore e senza muscoli.

Con un Dzeko che, privo degli assist dei sacrificati, è un personaggio in cerca d’autore, con un centrocampo che si appoggia a fantasmi quali Nzonzi e Pastore ed un Cristante non in grado di sopperire lucidamente alle carenze dei compagni di reparto.

Quanto a Di Francesco, è reo di aver supinamente accettato il mercato dei suoi datori di lavoro: avrebbe dovuto prendere la porta ed andarsene piuttosto che mettere le pezze alla vocazione affaristica  made in USA.

Gli americani, comunque, corrono il rischio di rimanere con il cerino in mano se non riusciranno a realizzare il progetto stadio, punto nodale dei loro investimenti calcistici romani.

Alcune riflessioni sulla giornata di campionato. In primis la solida, moderna prova di calcio -alla Guardiola e quello che l’Italia di Mancini sta facendo- offerta dalla Spal allenata dal Carneade Leonardo Semplici.

Quindi, la prestazione superba del veneto Manuel Lazzari, fatto esordire in azzurro da Mancini contro il Portogallo il 10 settembre, il quale, da solo, ha messo in crisi tutto il reparto sinistro della Roma costringendo Luca Pellegrini al fallo punito con il calcio di rigore tirato da Petagna per il vantaggio ferrarese al 36’ del primo tempo.

Altro elemento da segnalare la prova arbitrale di Luca  Pairetto, “politicamente scorretto” quando ha assegnato il calcio di rigore contro la Roma. Un penalty che la quasi totalità dei suoi colleghi non avrebbe fischiato contro una ‘grande’ ma che c’era tutto anche se non esageratamente vistoso. Non bastasse, il 34enne fischietto torinese, a 15′ dal termine, ha espulso per doppia ammonizione il portiere della Spal Milinkovic-Savic  per perdita di tempo seguita da comportamento irridente: è la prima volta che un arbitro italiano assume un atteggiamento categorico con chi perde tempo ed ha atteggiamenti irriguardosi e provocatori.

Un plauso a Pairetto, perciò. Ci si deve solo augurare che il suo non rimanga un avvenimento isolato ma che diventi una regola che conduca ad un calcio dove tutti sono uguali e unica sia l’interpretazione degli accadimenti in campo.

Comunque, neanche questa chance ha permesso alla Roma di diventare squadra anche se all’Olmpico, con altri arbitri, non ci sarebbe stato né il rigore per la Spal né l’espulsione del portiere ferrarese ma la prestazione della Roma sarebbe rimasta scadente così come le prospettive giallorosse di realizzare un grande stagione.

Lo scivolone della Juve a Torino non è la conseguenza inevitabile della legge sulle probabilità – non può uscire sempre il rosso- ma la logica conseguenza di una squadra di calcio che – a parte il tentativo di pressing a tutto campo, pratica un gioco monotono e scontato che l’innesto della luce di Cristiano Ronaldo non è sufficiente ad illuminare. Perciò la Juve, come nel passato, continua a tirare ‘benissimo’ avanti, almeno in Italia, e a mietere record su record affidandosi alle individualità dei suoi tanti fuoriclasse (vedi Dybala, il supertalento argentino oggi a fare riscaldamento fuori campo (come Totti dell’era spallettiana..) ed al suo posto il fenomeno tecnico-atletico-agonistico Ronaldo.

SUPERNAPOLI

La crescita progressiva del Napoli si spiega con una semplice equazione: il gioco di SARRI (Guardiola Bischero che si afferma anche al Chelsea) +saggezza ed esperienza calcistica di un grande campione come Carlo Ancelotti = 

Il Napoli è davvero una realtà, mentre la Juventus è limitata statisticamente da un rendimento al di sotto delle sue qualità tecniche.

Giacomo Mazzocchi

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