Se solo avessero detto al Ministro Spadafora – qualche anno fa – che sarebbe diventato il padre della riforma dello sport italiano sarebbe scoppiato a ridere, lui che di sport, oltre al Napoli Calcio, conosce(va) poco e niente. Oggi difende la paternità (illeggittima) della riforma con le unghie e con i denti perché la paternità, quella ‘leggittima’, è senza dubbio del suo predecessore ‘in pectore’ Giancarlo Giorgetti che però non era e non voleva essere Ministro dello Sport.

E comunque, il caffè della Peppina appena preparato da Spadafora (i decreti attuativi appunto della famosa Riforma dello Sport giorgettiana) coinvolge giusto qualche sfigato: oltre 12 milioni di tesserati e altrettanti, se non di più, che la tessera non sanno nemmeno cosa sia. Che saranno mai 25 milioni di persone anzi, cittadini? (prego bussare a Zingaretti e a tutta la nomenklatura PD).

Tornando ai decreti attuativi della Riforma dello Sport, dentro c’è di tutto, un pastrocchio mai visto proprio come “Il caffè della Peppina” che faceva accapponare la pelle: proprio come i nostri decreti scritti dal Ministro Vincenzo Spadafora. La bozza che circola ha il pomposo nome di ‘testo unico’ e mette insieme le norme che disciplinano gli sport con animali agli sport invernali (si occupa anche della precedenza sulle piste da sci), quelle sulla giustizia sportiva con quelle sui diritti televisivi, elencando per altri istituti (vedi Credito Sportivo) solo alcune prerogative. E cosa dire sul nuovo inquadramento degli operatori sportivi che, quantomeno, metterà nei guai le già poche associazioni che sopravviveranno al Covid 19?

In questo caffè della Peppina l’unica vera novità è che il CONI viene raso al suolo: si dovrà occupare solo della preparazione olimpica e dei rapporti con il Comitato Olimpico Internazionale. Via i comitati territoriali, budget di soli 40 milioni di euro, Malagò via a giugno dopo le Olimpiadi in Giappone (mandati ridotti da tre a due) e dotazione di personale proprio senza poter contare su quello di Sport e Salute. A proposito, da pagare sempre con i 40 milioni concessi invece dei 60?.

Sport e Salute Spa diventa il braccio armato del governo ma senza nessuna autonomia: deve eseguire le linee di indirizzo e i criteri fissati dalla ‘autorità di governo delegata da Presidente del Consiglio dei Ministri’: è una rinuncia definitiva al Ministero dello Sport?

Seguendo una regola aurea esposta da chi indagava sulla mafia di seguire i soldi per arrivare alla verità dei fatti, i contributi alle Federazioni saranno erogati da Sport e Salute ma sulla base dei criteri fissati dall’autorità di governo!

Spadafora vuole approfittare dell’occasione (emanazione di decreti delegati della legge approvata dal Parlamento l’8 agosto 2018 cioè pochi giorni prima della caduta del governo gialloverde) per rifare lo sport italiano senza nemmeno passare per il Parlamento ma limitandosi agli incontri con la maggioranza e l’opposizione e i diretti interessati (Federazioni, Enti di Promozione Sportiva).

Insomma il caffè della Peppina sarà preparato nella cucina dei palazzi e servito bell’e pronto oppure da qualche parte si potrà discutere di una riforma che coinvolge direttamente 25 milioni di cittadini?

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