di Giacomo Mazzocchi

Quando sale il livello della Champions diminuisce la competitività delle squadre italiane. I primi turni delle coppe europee avevano lasciato intravedere come il gap negativo italiano a livello internazionale si stesse colmando (come già accaduto per la Nazionale Azzurra di Roberto Mancini).

Invece, le nuove conduzioni tecniche dei grandi Club non stanno portando i risultati auspicati dai proprietari. Cambiamenti sì, ma non autentiche rivoluzioni. Il campionato italiano, ridotto ad un confuso e fuorviante spezzatino televisivo affidato alla incoerente regia del Var, è comunque diventato più incerto ed in qualche modo più appassionante. Forse anche più competitivo, ma solo in virtù di successi ottenuti per il rotto della cuffia, sempre lontani da una espressione calcistica di sintesi tra capacità tecnica e forma atletica. Patrimoni già acquisiti perfino a Salisburgo, per non parlare di Dortmund.

In attesa di Juventus ed Atalanta, c’è da sottolineare quanto male stiano digerendo queste inevitabili crisi sia Milano (quella interista perché il Milan è già cotto) che Napoli. Antonio Conte, dopo la debacle di Dortmund, se l’è presa con la Società che ha speso 75 milioni di Euro per regalargli Lukaku da lui considerato il salvatutto (sulla falsariga di Ronaldo alla Juve). Silenzio assoluto sulla perdita degli unici fuoriclasse in maglia neroazzurra: Icardi (goleador) e Naingollan (diga a centrocampo).

Ora, Conte non sa fare altro che chiedere nuovi giocatori, mentre Icardi fa felice Parigi e Naingollan (detentore nel 2013 del record di takle vincenti, 298) trascina il Cagliari di Malan verso lo scudetto (!?). Il campione belga venuto da Sumatra -dopo aver reso grande la Roma ‘romana’ di Totti – alla corte di Spalletti interista è stato mortificato al punto di accettare felice di ritornare in prestito gratuito a Cagliari dove si era affermato.

Attorno a lui Malan ha costruito una squadra moderna con la diga Nainggollan a centro campo, che di tanto in tanto regala reti da 30 metri che nessuno, con questa continuità, si è mai sognato di realizzare. Oggi il Cagliari, con il suo nuovo Gigi Riva, è lì al quarto posto dopo aver battuto l’Atalanta a Bergamo. Qualcuno dell’ambiente prima o poi dovrà spiegare come mai questo giocatore è scappato da Milano. Cosa pretende ancora Conte?

Si può ipotizzare che la debacle Borusssia sia stata causata, per esempio, dalla sconsiderata teoria del turnover sul 2-0 che, oltre alla sostituzione di Lukaku (che come uomo-boa poteva essere anche molto utile, ha prosciugato la panchina tanto da costringere l’Inter a terminare la partita in 10 per gli acciacchi di Politano. Quanto alla crisi partenopea nella partita contro il Salisburgo, è presto detto. Il Napoli di Ancelotti, strada facendo, si è parzialmente perso. Il tecnico ha cercato di introdurre una presenza più fisica nella squadra ma senza riscontri positivi vista la mediocrità tecnica dei nuovi arrivi. Comunque, l’1-1 con il Salisburgo non pregiudica nulla.

Pregiudica invece il pronunciamento contro il ritiro della squadra. Il caso solleva molte perplessità perché investe una questione delicata: il calcio professionistico cosa è? Ha l’obbligo di rispettare la volontà del datore di lavoro che elargisce lucrose paghe? Oppure il calciatore ha solo l’obbligo di fare il proprio dovere in campo, negli allenamenti, nella vita in comune e negli aspetti etici?

Per il resto, è sulla base del suo rendimento che deve essere trattato. In caso di provvedimenti collettivi, come il ritiro pre o post partita, è necessario il suo assenso? Sono provvedimenti che devono essere concordati con i giocatori o i loro rappresentanti sindacali? I fatti travalicano il Vesuvio.

De Laurentiis è un tipo tosto, di grane nel Cinema ne ha vissute e trattate tante e comunque è sempre attento a capire quali siano i propri interessi. Se decidesse che il Napoli non è più un affare potrebbe benissimo chiudere i battenti ispirandosi a quanto sta accadendo a Taranto con l’ILVA. Dove però, sono coinvolte 20 mila famiglie non qualche decina di calciatori milionari attorniati da centinaia di persone che nel calcio cercano di trovare risposta ai propri bisogni esistenziali

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