di Giacomo Mazzocchi

L’Italia perde il confronto con il Sudafrica con il punteggio di 49-3 nel match decisivo per la qualificazione ai quarti di finale della Coppa del mondo di rugby in corso in Giappone. Un risultato che non ha senso dal punto di vista sportivo e sul cui racconto è bene sorvolare e totalmente falsato dal tilt mentale dell’arbitro inglese Wayne Barnes: un episodio assolutamente senza precedenti.

Per sgomberare immediatamente il campo dal sospetto di una arrampicata sui vetri per la difesa della prestazione azzurra, offriamo subito un argomento neutrale dal quale si evince tutto il resto. Al 20’ del primo tempo, aspro dal punto di vista del contatto fisico ma calmo e tranquillo dal punto di vista disciplinare, con il Sud Africa in giusto vantaggio di 10-3, l’avvocato londinese Waine Barnes convoca e confabula a lungo con i due capitani Kolisi e Parisse. Dopo di che fa riprendere il gioco il gioco e gli spettatori, increduli, scoprono che Barnes ha eliminato una delle fasi più importanti e caratteristiche del rugby: la mischia chiusa.

È un provvedimento degli ultimi tempi inserito nelle occasioni dove ad una ripetuta fallosità e dopo vari inutili tentativi di raddrizzare la situazione e penalità a favore di uno o dell’altro, l’arbitro decide di ricorrere alla Scrum no contest. Simulazione di mischia per raggruppare i sedici avanti e pallone che finisce nelle mani di chi non è responsabile dell’interruzione; ed il gioco riprende. Si tratta di una misura estrema adottata in casi estremi ma mai  così presto nella partita, mai senza una serie di preavvisi. Talvolta lo esigono il fango o la rovina del manto erboso. Ed invece è successo a Shizuoka. Un’onta su Sud Africa -Italia ma soprattutto sulla Coppa del Mondo di Rugby trasformata in pagliacciata.

Per gli azzurri la faccenda andava benissimo perché fisicamente in gravi difficoltà ma poneva chiaramente interrogativi sullo stato mentale dell’arbitro. Facendo così ricordare alcuni episodi del passato, anche recente, in cui l’arbitro Barnes era sorto agli onori della cronaca per i suoi ripetuti atteggiamenti esibizionistici che gli avevano fatto guadagnare il nomignolo di Carnage Barnes: carneficina Barnes.

Per esempio, l’episodio legato alla Battaglia di Bayonne, avvenuto nella partita di preparazione alla Coppa del Mondo del 2007 in Francia quando Barnes era stato chiamato a dirigere la partita amichevole tra Irlanda e Bayonne tre mesi prima che iniziassero i Mondiali e che vedevano Francia ed Irlanda nello stesso girone. Il match non fu affatto amichevole e risultò in una caccia all’uomo del Bayonne nei riguardi degli irlandesi ed in particolare del loro super leader Brian O’Driscoll finito in ospedale con il setto nasale fratturato per un vistoso cazzotto al volto.

Nel suo libro autobiografico, il capitano dell’Irlanda raccontava che Barnes sorvolava su tutto nonostante i continui inviti a frenare una carneficina per nulla amichevole. Solo dopo un’ora, e dopo che il capitano irlandese aveva minacciato lo scandalo ritirando dal campo la Nazionale di Irlanda, Barnes cambiò atteggiamento. All’altro Irlandese, Bowe, che  aveva chiesto maggiore attenzione,  l’arbitro aveva risposto “Lei pensi a giocare che dell’arbitraggio ci penso io!”.

Anche l’episodio che ha visto protagonista Lovotti è indicativo: al 2’ della ripresa, con l’Italia ancora in partita, egli continua il placcaggio del numero 8 gialloverde Vermeulen a gioco fermo, cappottandolo assieme a Bigi. Vermeulen si rialza illeso mentre Barnes sente odore di una nuova Carnage. Si consulta con guardialinee e video referee, rivede le immagini che sono inequivocabilmente di un fallo e produce un ennesimo show. Poi indica al pilone italiano il cartellino rosso, quello dei falli gravissimi e non quello giallo che, forse, poteva starci. Insomma, Andrea Lovotti è stato poco attento, ma la punizione così estrema è stata una esagerazione esibizionistica. Sia O’Shea che Parisse hanno accettato la condanna prendendosela con sé stessi, pur ammettendo che la partita ha avuto una svolta decisiva anti-Italia. Forse cambieranno opinione quando realizzeranno che tipo sia Wayne Barnes.

Insomma, l’ineffabile barrister londinese uccide due volte la partita. Prima riducendola del 50 per cento con la cervellotica ed esibizionistica mischia-sceneggiata. Poi riducendone totalmente (e consapevolmente) ogni valore agonistico, L’Italia continua in 14 contro un avversario già fisicamente superiore in partenza (tre colossi oltre i due metri) che fa della potenza e la prepotenza il suo cannone di battaglia.

Per ancora 10 minuti (tempo per la sospensione da giallo) gli azzurri resistono, anzi insistono, sfiorano la segnatura. Ma poi la generosità li espone e per gli Springboks sono altre 5 mete. Bravi, bravissimi, Azzurri. Ora vi aspettano proprio gli All Blacks e vi farete certamente onore, molto onore. Non arbitrerà Wayne Barnes, dal quale si aspettano spiegazioni (anche dall’IRB).

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