di Giacomo Mazzocchi

Anziché buttare centinaia di milioni per accaparrarsi il fior fiore del calcio mondiale, perché la Juventus non ne investe molti, ma molti di meno per ingaggiare un allenatore che sia in grado di farli giocare assieme?

Ovvero, come nel caso del tecnico dell’Ajax Erik Ten Hag, doti la squadra di un gioco all’altezza.

E’ francamente poco edificante commentare gli accadimenti, per altro ben previsti, dello Juventus Stadium di Torino: da una parte un Ajax giovanissima ed entusiasta, aggressiva e sicura che  – giocandosi accortamente il pallone – a rete, prima o poi, ci sarebbe arrivata. Dall’altra la Juventus, sicuramente determinata e vogliosa di battersi ma incapace però di realizzare qualunque trama.

Si era detto che – per portare in porto una risultato utile a qualificarsi – bisognava creare opportunità offensive

realizzare una forma di gioco che consentisse di puntare alla porta olandese con alte probabilità di arrivare alla conclusione pericolosa.

E’ stato purtroppo subito evidente fin dalle prime battute – pur con la Juventus vigorosa e determinata – che purtroppo si trattava della solita squadra incapace di fraseggiare con la sfera e votata soltanto alla speranza della buona sorte da calcio d’angolo o punizione.

Il sistema di gioco, infatti, non si inventa né in una settimana: ci vuole tempo, tanto tempo

A meno che non si tratti di ‘geni’ calcistici come Roberto Mancini (che è riuscito a raggiungere risultati sorprendenti in qualche mese). Fortuna per la Nazionale italiana che finalmente trova in casa un modello a cui ispirarsi. Altri giovani tecnici italiani stanno battendo questa stessa strada, con discreta fortuna relativamente alla bassa e media classifica delle loro squadre.

Ma i tecnici delle squadre più importanti e ricche del nostro calcio sono ben lontani dal cambiare lo spartito che, tanto tempo fa, gli ha permesso di formare un discreto curriculum: non studiano, non innovano, non copiano; sono fieri del ‘loro’ calcio, delle ‘loro’ metodiche di allenamento e non intendono (non possono) recedere.

Un po’ poco per tecnici all’avanguardia e molto ben pagati

Se andiamo a studiare bene il modo come giocano Juventus di Allegri e l’Inter di Spalletti, risulta evidente che tutto il loro apporto consiste nella scelta del giocatore per un certo ruolo e niente altro. La grande trovata non è introdurre movimenti consoni per le diverse occasioni di gioco e da provare e riprovare in allenamento perfezionando gli aspetti tecnici, bensì, al massimo, cambiare in corso d’opera lo schieramento iniziale se le circostanze lo richiedono o lo permettono. Ovvero, nient’altro che un’occasione fortunata. Un po’ poco per tecnici all’avanguardia e molto ben pagati.

Accade così che nella partita più importante dell’anno

la Juventus non trovi nell’arco dei 90′ un’occasione per impegnare seriamente il portiere avversario  e che non sappia capitalizzare la fortunosa rete – ottenuta da una situazione confusa –  dal gigantesco Ronaldo. Un acquisto sensazionale che ha rilanciato il calcio negli stadi ma poi mortificato con il non gioco bianconero e l’inerzia di Allegri.

L’Ajax ha strapazzato la Juventus

irrisa dalla freschezza di giovanotti ‘allegri’ non imbottigliati da imposizione tattiche indicate dalla panchina. E senza difendere il vantaggio 2-1 hanno insistito veementi per andare ancora in rete, obbligando il portiere  Szczesny (migliore in campo) ad una serie di interventi miracolosi.

Barcellona e Ajax

Ieri sono entrate nella prima semifinale, guarda caso, due squadre – Barcellona (3-0 sul Manchester United) ed Ajax, entrambe prodotto del calcio ‘visionario’ dell’olandese Johan Cruijff, icona del calcio mondiale e allenatore del Barcellona dove ha fatto scuola e fatto sbocciare Pep Guardiola.

Il tecnico di questo fenomenale Ajax, Erik Ten Hag, è stato secondo di Guardiola al Bayern Monaco  due anni fa

ne ha assimilato dottrina mentale (libertà di pensiero ed azione) e tecnica (metodiche di allenamento totalmente diverse dalle tradizionali): questa sera si saprà se in Semifinale l’Ajax se la vedrà contro il suo maestro alla guida del Manchester City (contro il Tottenham in casa). Tre squadre su quattro in testa all’Europoa praticherebbero i dettami di Cruijff.

Accettare la lezione

Serenamente occorre rinunciare a lamentarsi per episodi controversi e soprattutto non prendersela con un tal giocatore (per esempio Dybala  – fenomeno distrutto da un pessimo impiego..) ma accettare la lezione nell’augurio che serva tanto alla Juventus  – che non può accontentarsi dell’ottavo scudetto consecutivo e deve veramente rinfrescare l’aria-  quanto alle fortune di tutto il calcio italiano..

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *