Giacomo Mazzocchi

Formula Uno, Moto Gp, Calcio, Tennis: Leclerc, Hamilton, Valentino Rossi, Marquez, Roberto Mancini, Moise Kean, Mauro Icardi, Roger Federer. Momenti e nomi di grandi emozioni nazionali ed internazionali per lo sport al più alto livello, con l’Italia per lo più grande protagonista

Una giornata indimenticabile quella vissuta ieri nei motori segnata da due imprese d’eccezione. La prima, il ritorno di Valentino Rossi sul podio ad oltre 40 anni e con 23 anni consecutivi di conquista di podi in uno sport tra i più usuranti e rischiosi. Al termine della gara Valentino era raggiante come quando vinceva uno dei suoi tanti mondiali. E se Marquez oggi non ha rivali sulla sua Honda, Valentino è quello che gli sta più vicino.

Il suo sorpasso a Dovizioso per la seconda piazza all’ultimo giro è stato un vero capolavoro

Dunque in Moto GP l’Italia è ancora una volta protagonista e va sul podio a dispetto anche di circostanze avverse. Quando ci si trova di fronte a fenomeni sportivi come Marc Marquez sulle due ruote non è certo umiliante accettare questa superiorità individuale andando ugualmente sul podio: Valentino Rossi su Yamaha e Dovizioso su Ducati (en plein Italia).

Il capolavoro (incompiuto) in Bahrein di Leclerc su Ferrari

La seconda, il capolavoro nel Bahrein (incompiuto) di Leclerc su Ferrari (votato miglior pilota del Gran Prix): Charles Leclerc, un ragazzino di 22 anni cresciuto nella Ferrari Academy ha dominato il Gran Premio  più rocambolesco della storia dell’automobilismo. Non ha vinto perché la Ferrari, migliorata nelle prestazioni tanto da conquistare la prima fila con entrambe le auto, ha poi mostrato limiti nell’affidabilità.

La Ferrari ha mostrato limiti di tenuta

Quando Leclerc dominava con  8 secondi di vantaggio sugli inseguitori, la Ferrari ha avuto un calo di rendimento del motore che lo ha penalizzato di 3-4  secondi a giro fino a farsi superare prima da Hamilton e quindi da Bottas. Solo la safety car gli ha permesso di non farsi sorpassare da Verstappen, mentre Vettel, dopo il sorpasso di Hamilton, ha perso un ala è rientrato ai box ripartendo dal fondo dopo la sostituzione (quinto posto per lui).

Il week end ha offerto un altro evento sportivo di grande rilievo: il successo a Miami di un altro campione, Roger Federer, 37 anni. Inossidabile

Il campione svizzero, ultimo grande rappresentante del tennis classico ha avuto ragione a Miami di tutta la forte nouvelle vague tennistica dominata da giganti dal servizio micidiali e specialisti del rovescio a due mani. Nuovi volti quali il portoghese Joao Sousa, lo spagnolo Bautista Agut, ma anche l’italiano Marco Cecchinato. A farne le spese il numero uno Djokovic, il numero tre Alexandsr Zverev e lo stesso Fabio Fognini numero 15.

Nel week end di calcio, uno spunto è rappresentato dai fischi

Uno degli spunti del week end calcistico è rappresentato dai fischi prolungati che hanno accomunato la conclusione degli incontri di calcio di Serie A Juve-Empoli (1-0), Inter-Lazio (0-1) e Roma-Napoli (1-4). Una garbata protesta cui fanno da contraltare gli applausi per l’esibizione della Nazionale di Mancini che sta dimostrando come invece il calcio italiano sia ancora in grado di produrre campioni degni della sua grande tradizione.

Fischi anche allo Juventus Stadium

nonostante i bianconeri abbiano vinto: la gente, evidentemente, è stanca. Si va allo stadio per divertirsi assistendo ad uno spettacolo sportivo per cui si pagano fior di quattrini ed invece… Invece ciò non accade. Perché? Fra le varie ipotesi esiste anche il  fondato sospetto che la Juve-Allegri si diverta a fare  i dispetti al calcio italiano, quasi a dimostrare che sono i bianconeri i veri interpreti della disciplina sportiva più amata dagli italiani e non hanno alcuna intenzione di cambiare rotta.

Si va allo stadio per divertirsi invece ciò non accade. Perché?

Grazie al proprio strapotere tecnico (una rosa di giocatori tutti internazionale) Allegri è riuscito nell’impresa di uccidere  il Campionato di Serie A già alla fine del girone di andata: “Tutto il resto è noia”. I media (interessati dal business) tentano di rivitalizzare spingendo sulla lotta per l’accesso alle Coppe europee oppure su quella per la salvezza, oppure per i derby storici (Milano, Torino, Roma, Genova, et..) ma invano.

“Tutto il resto è noia”

Un quadro davvero desolante, accentuato dal fatto che la Juventus  – anziché essere  un richiamo per  cultori del gioco, del bel, gioco, dello spettacolo calcistico –  fornisce  uno spettacolo senza alcune emozione, nonché  successi ottenuti per il rotto della cuffia (anche contro le ultime della classe e grazie ai rari ed  isolati spunti dei suoi fuoriclasse).

A sollevare dal grigiore e dal tedio l’Italia del pallone ci ha pensato la Nazionale di Roberto Mancini

Con la sua classe a 360 gradi, Mancini è riuscito  in tempi rapidissimi a raddrizzare il quadro del calcio italiano, apportando gioco moderno e giocatori di talento – in antitesi totale con l’obsoleto modello Juve, vincente solo nel Bel Paese – scoprendo e valorizzando talenti giovani e non più giovani, destando entusiasmo, aspettative e curiosità fra gli sportivi addormentati, riportando la gente allo stadio per vedere in azione elementi  particolarmente dotati quali  Kean, Barella, Sensi, Mancini, Zaniolo, Romagnoli, Politano.

Personaggi nuovi, bisognosi soltanto di andare in campo con continuità

Dopo il 6-0 di Parma sul Liechstentein, che associato al  2-2 fra Bosnia e Grecia consente all’Italia di condurre a punteggio pieno la corsa ad Euro 2020, ci si sarebbe aspettati che anche a Torino si insistesse sul processo di valorizzazione di questi personaggi nuovi, bisognosi soltanto di andare in campo con continuità: contro l’Empoli, nell’anticipo di venerdì – assente Ronaldo -, quale occasione migliore  per fare assestare sul campo la linfa nuova di Kean e Spinazzola? E sulla fascia sinistra (non il solito Alex Sandro..) chi, meglio di Spinazzola, avrebbe potuto accompagnare gli attacchi bianconeri così come accade in azzurro?

Allegri ha optato invece per la solita Juventus ben corazzata in difesa e centro campo

Niente affatto. Kean e Spinazzola si sono accomodati in panchina, Allegri ha optato per la solita Juventus ben corazzata in difesa e centro campo con Mandzukic di punta e gioco allo “speriamo in Dio…”. Mancava  Ronaldo e la Juve ha subito l’Empoli per tutto il primo tempo.

Nella ripresa l’ingresso di  Spinazzola ha restituito una certa energia offensiva, ma è stato solo a 19 minuti dalla fine, con l’ingresso di Kean, che la Juve ha combinato qualcosa in attacco (rete realizzata grazie ad un calcione in avanti di Chiellini che la testa magica di Mandzukic ha trasformato in assist millimetrico per Kean).

L’enfant prodige, entrato da sessanta secondi, ha insaccato di precisione con lucidità da veterano

Ha così condannato l’Empoli ad una sconfitta immeritata sottolineata dal coro di fischi che la tifoseria bianconera sugli spalti  ha rivolto alla propria squadra.

Eppure qualcuno ha avuto l’ardire di sostenere la causa di Allegri, stratega sommo in fatto di cambi e di gestione dei giovani talenti

Al contrario, non c’è nessuna giustificazione al non mandare in campo un elemento come Kean – nell’interesse non  già della sola Nazionale ma della stessa Juventus: Kean, come Spinazzola, ha solo bisogna di giocare. Invece, appare plausibile che non giochino perché il loro modo di giocare mal si addice ad una squadra che vive  sull’imprese del solo Cristiano Ronaldo.

I fischi dell’Olimpico e di San Siro? Nascono entrambi come conseguenza della gestione Spalletti

Vedere una delle più grandi star del calcio mondiale in Tribuna a San Siro mentre sul campo l’Inter affonda, oltre che far rabbrividire, riporta alla immagine di Totti (ancora in pienissimo spolvero) ridotto a fare il ‘ragazzino agli esordi’ che continua a fare giri di campo aspettando che l’allenatore gli conceda di entrare a pochi minuti dalla fine.

Un’umiliazione che non ha predenti nei confronti di un fenomeno calcistico e bandiera del calcio italiano

La storia di Icardi è la fotocopia di quella di Totti: Spalletti soffre il carisma del grande giocatore e con Nainggolan è la stessa cosa. Così, dopo aver distrutto la Roma collaborando alla politica mercantile della dirigenza americana, oggi sta distruggendo l’Inter made in China. Eppure continua ad avere credito. Una fiducia ormai agli sgoccioli presso i sostenitori neroazzurri: l’impressione è che con l’arrivo di Marotta si sia giunti ormai al capolinea.

Spalletti ha lasciato a Roma un deserto tecnico

Con giocatori sostanzialmente mediocri e soprattutto priva di quelli in grado di fare la differenza: il povero Di Francesco ha cercato di fare il suo meglio ma c’è riuscito solo in parte.

L’impressione è che Ranieri non potrà, in corso d’opera, fare molto di più

Mentre il Milan annaspa – svarione di Donnarumma dopo 37” di gioco – appare invece decisamente promettente il livello raggiunto dal Napoli di Ancelotti.  Una squadra che, anche se priva del Capitano Insigne, impone il suo gioco accattivante e vince promettendo scintille nel suo cammino europeo.

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