di Giacomo Mazzocchi

L’impressione è che  l’Italia possa creare grosse difficoltà al XV della Rosa

La Nazionale italiana di rugby è a Londra  dove sabato alle 16.45 ora italiana  (diretta DMAX) affronterà  l Inghilterra nello Stadio di Twickenham per il quarto turno del Sei Nazioni 2019.

Quella degli italiani non vuole essere soltanto una visita di cortesia nel tempio sacro del rugby dove al massimo ci si possa accontentare di una sconfitta onorevole, no. L’impressione è che  l’Italia che un paio di settimane fa ha messo alle corde l’Irlanda campione uscente possa creare grosse difficoltà al XV della Rosa. Ecco il perché di questo ottimismo che si basa su tre argomenti solidi e concreti.

1. Il C.T: azzurro Conor O’Shea ( già estremo dell’Irlanda) ha lavorato duro in questi ultimi due anni

per costruire una base di giocatori di spessore internazionale a cui attingere per realizzare una rosa intercambiabile di almeno 40 elementi  da impiegare  per qualsiasi circostanza. O’Shea è un programmatore esperto riconosciuto in tutto il pianeta e in questa stagione il suo lavoro è arrivato a compimento.

In un solo ruolo l’Italia è apparsa ancora carente

Quello di mediano di  mischia (per altro fondamentale), laddove un banale malessere momentaneo , come quello occorso a Tito Tebaldi  nel riscaldamento pre-Galles, ha impedito all’Italrugby di presentarsi sul terreno di gioco in assetto idoneo.

Ristabilitosi il mediano (per altro maturato nei celebri Harlequins di Londra proprio sotto la guida di O’Shea) gli azzurri finalmente hanno potuto esprimere contro l’Irlanda, attualmente la più forte squadra al mondo dopo i successi contro gli All Blacks, la qualità del rugby maturata meritando di battere i campioni in carica.

E non si trattava neanche del migliore XV disponibile, vista l’assenza di capitan Parisse, obbligato ad un turno di riposo a seguito di un leggero trauma cranico

Nel gruppo di azzurri da oggi a Londra, oltre al campione abruzzese, rientra il flanker Polledri, stella del superclub britannico Gloucester. Dunque quella bella e solida squadra che si è vista all’opera contro l’Irlanda ora appare arricchita da due giocatori di alto valore tecnico ed agonistico.

Insomma, O’Shea si trova ora davanti ad un problema di abbondanza  nella scelta dei titolari

Ben  vengano queste preoccupazioni, specie in una partita che come al solito vedrà l’Inghilterra cercare di imporre la propria fisicità: poter immettere in campo forze fresche  senza diminuire il tasso tecnico-agonistico non sarà certamente uno svantaggio.

2. L’Inghilterra al momento non è la corazzata europea irresistibile che sgominava chiunque

Il suo tecnico australiano Eddie Jones, a seguito di un paio di scivoloni autunnali, è stato messo in discussione e se fallisce questo Sei Nazioni verrà sostituito. C’è da dire che la squadra attraversa un momento di  ricambio generazionale: partita assai bene con le vittorie in Irlanda e contro la debole Francia, l’Inghilterra ha poi fallito a Cardiff contro il Galles dietro cui, nella classifica provvisoria del Sei Nazioni, figura seconda con 10 punti. Per Jones è fondamentale superare gli azzurri mostrando progressi sul piano del gioco: può contare al proposito sul rientro in terza linea del suo capitano Robshaw, della seconda linea Ituje e del centro Joseph.

3. Grazie alla panchina lunga l’Italia appare in grado di resistere alla carica britannica

E poter guadagnare buoni palloni per attaccare; il resto è affidato alla zona nevralgica, quella della linea mediana assistita dalla terza linea: in questa zona i quattro uomini Tebaldi, Parisse, Stein ed Allan mostrano di possedere qualcosa in più . A questa superiorità di presenza, gli inglesi rispondono con una abilità superiore del gioco al piede gestito da Ben Youngs e Owen Farrell, quest’ultimo implacabile realizzatore nei piazzati (specialità che difetta nell’azzurro Allan).

Alla luce di questi elementi  è lecito parlare di match aperto

nella misura in cui gli azzurri daranno fondo ad ogni energia nel frenare l’irruenza avversaria evitando ogni fallosità punibile con calci di punizione.

La lezione ricevuta nel match contro l’Irlanda dovrebbe insegnare a non perdere mai la concentrazione ed ad osare in qualsiasi situazione.

GiacomoMazzocchi

 

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