di Giacomo Mazzocchi

In Italia ci sono ancora dei giovani che sanno giocare al calcio; il problema sono quei tecnici che scoprono in ritardo che il calcio è cambiato.

Fortunatamente Mancini è un ex grande campione che conosce bene il calcio ed i calciatori ed è riuscito, in pochi allenamenti, a dare un gioco moderno pur avendo pochi giorni a disposizione.

Ma se fosse mancato il gol Mancini sarebbe stato crocifisso nonostante il gioco bello, concreto e spettacolare.

Allora gli italiani sanno ancora giocare al calcio? Sanno ancora battersi fino all’esaurimento e vincere all’estero  all’ultimo istante? Gli appassionati di sport, possono ancora recarsi in uno stadio di calcio e divertirsi? Possono ancora sperare che nel Bel Paese quattro volte iridato nella sua storia, possano nascere e crescere talenti calcistici  evitando che procuratori  senza scrupoli  li lascino appassire sulle panchine per lucrare su mediocri calciatori  esotici? E’ possibile che il calcio italiano stia tatticamente e tatticamente al passo con i tempi? E’ possibile che allenatori italiani blasonati continuino ad incontrare il favore delle squadre  di prima fascia mentre  tecnici  giovani modernamente attrezzati fanno le fortune di club provinciali di scarsi mezzi?

E’ tutto vero. Anzi, verissimo.

Nelle due partite contro Ucraina (amichevole) e Polonia (Nation League)) Roberto Mancini  lo ha dimostrato facendo esordire in Nazionale  11 nuovi talenti e dimostrando in campo che la Nazionale Italiana di calcio è in grado di esprimere un gioco degno del Barcellona di Guardiola. Il tutto non in un secolo ma in pochi allenamenti.

“Mancio”  ha massacrato ogni luogo comune e “politicamente corretto”, ha individuato chiamato giocatori tecnicamente adatti al suo gioco tatticamente avanzato (necessario per essere al passo con i tempi) in grado di scambiare la palla facilmente e con precisione, senza preoccuparsi del loro pedigree. Giocatori con grinta e determinazione, intelligenti ed in grado di dialogare  elegantemente attraverso un possesso palla non sterile: il pressing  è stato perfetto, determinante e il gioco costantemente in mano azzurre.

In poche settimane dunque Mancini è riuscito a fare quello che i suoi precursori azzurri non sono riusciti perché non hanno saputo aggiornarsi, continuando a navigare pigramente nel proprio bagaglio di (limitate?) conoscenze. Con la sola eccezione, forse , di Ancelotti, guarda caso anche lui, come Mancini, calcisticamente parlando un purosangue: un campione che decide di fare l’allenatore ha sempre una marcia in più (vedi Gattuso).

Finalmente si è assistito ad una partita divertente, senza tatticismi astrusi e noiosi  o sceneggiate di ogni tipo da parte di entrambe le  squadre. Davvero nobile.

Eppure, alla fine, sarebbe stato 0-0 se  non ci fosse stato  quel terzo minuto di recupero: gli azzurri non avrebbero vinto 1-0 se non  ci fosse stato questo carattere sfrontato trasmesso da Mancini ai giocatori e sarebbero finiti nella Serie B europea. Mancini sarebbe stato crocifisso per aver  fatto entrare Lasagna anziché  Immobile e tutto  sarebbe  stato dimenticato, anche le due traverse, una rete bellissima annullata per un millimetrico fuorigioco e sette chiare occasioni da gol. Sarebbe stato crocifisso per aver schierato un attacco senza un prestante  realizzatore ed avere puntato invece su tre “piccoletti” contro gli omoni difensivi polacchi.

Ricordate come l’Italia di Ventura perse in Svezia il treno per i Mondiali russi? Perché volle sfidare la massiccia difesa scandinava con  cross e palle alte: il terreno preferito dagli avversari.

Mancini ha voluto evitare questa disgraziata mossa, ha messo in campo i “piccoletti” ed ha dominato la partita. E nel finale ha fatto entrare lo sconosciutissimo Lasagna , anziché Immobile, perché  negli ultimi assalti  al fortino polacco un attaccante più alto e votato al gioco aereo poteva essere utile sia in attacco che in difesa sulle palle  da gioco fermo. Una decisione coraggiosa che lo avrebbe esposto a critiche spietate.

Ed invece per  il Prode Mancio, è stata la perla finale. La presenza in campo del giocatore dell’Udinese ha sostenuto la difesa azzurra dalle insidiosissime palle alte provenienti dalle rimesse laterali e ha messo in confusione la difesa polacca. Fino alla capitolazione avvenuta da calcio d’angolo.

Insomma, la gestione Mancini restituisce all’Italia una Nazionale di calcio con un presente ed un futuro ma, soprattutto, restituisce al Paese una  squadra-guida.

Giacomo Mazzocchi

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