Stadio è una parola di origine greca, Stadion, che indica la distanza allora prevista per una delle corse che si svolgevano alle Olimpiadi (nella foto di apertura lo Stadio Panatenaico di Atene dove si svolsero i primi giochi olimpici dell’era moderna nel 1896).

Da essa deriva la parola Stadio usata per designare il luogo destinato alle gare di atletica leggera e pesante.
I primi ritrovamenti in tal senso, avvenuti in Grecia ad opera dei tedeschi, mostrano spalti in terra battuta sprovvisti di gradinate con una capienza per circa 30.000 spettatori.
“È lo stadio il cuore del santuario di Olimpia (dove ebbero origine i Giochi Olimpici) e di Delfi (dove si svolgevano i seguitissimi Giochi Pitici)” .
Il Santuario di Olimpia, risalente al IV secolo A.C., era una vera e propria cittadella polifunzionale in cui si integravano Sport, Cultura e Religione.

Il Santuario di Olimpia

 

Nell’antichità, però, la struttura che più si avvicina al concetto di Stadio odierno è il Circo.
Il Circo era una struttura specificatamente costruita per ospitare, nell’antica Roma, i “Ludi Circenses”, cioè le corse con i carri e con i cavalli, in assoluto gli spettacoli più seguiti dai romani.
Il Circo più celebre e conosciuto resta tuttora il Circo Massimo, fatto costruire da Tarquinio Prisco nel V secolo A.C. e ristrutturato da ognuno dei suoi successori, fino a raggiungere, in età costantiniana (dopo il 3° secolo D.C.) una capienza vicina ai 250.000 spettatori .

Pianta del Circo Massimo

La costruzione illustrata è la massima espressioni di quello che sarà poi l’evoluzione “spettacolare” dello sport.
La nascita del concetto di stadio in chiave moderna si ha, in Europa, all’inizio del secolo scorso.
È l’Inghilterra, patria del calcio, che porta avanti un progetto sugli stadi sin dagli ultimi anni del 19° secolo e sono sempre le singole società inglesi di calcio che edificano a proprie spese le strutture dando luogo al modello societario tuttora esistente.

A questo proposito, possiamo differenziare lo stadio di epoca moderna in 5 generazioni che, dai primi del ‘900 appunto, identificano lo Stadio adibito a spettacoli sportivi. E’ necessario specificare che, per gli stadi inglesi, alcune generazioni si sovrappongono, in quanto, rispetto al resto d’Europa, l’inizio delle costruzioni è precedente (fine del 19° e inizio del 20° secolo):

1. La prima generazione è figlia di una progettazione che seguiva i criteri di un grande invaso, circondato da semplici tribune (più o meno grandi) e supportato dai servizi minimi essenziali per il suo funzionamento, in grado di offrire la migliore visione possibile dello spettacolo al maggior numero di spettatori (in Italia, uno dei primi –e ultimi- tentativi di dotare di un vero stadio una società di calcio è fatto dal Genoa Calcio che, nel 1911, inaugura il proprio).
Questa tipologia presentava caratteri tecnicamente abbastanza semplici e riguarda, come detto in precedenza, i primi stadi costruiti in Europa a cavallo dei secoli XIX° e XX°.

2. la seconda, la cui costruzione inizia all’incirca tra le due guerre mondiali, prevede, oltre alle precedenti strutture, la presenza all’interno (o all’esterno) dello stadio, delle piste di atletica e anche altre strutture sportive, altri servizi come la copertura di tribuna per le autorità e i Vip. Di questa epoca sono alcuni degli stadi monumentali più belli (Stadio Olimpico di Roma, Olympiastadion di Berlino, Prater di Vienna, tutti progettati ed eretti tra il 1930 e il 1938). In questa seconda tipologia si assiste, in sintesi, all’inizio dell’utilizzo di spazi dello stadio che non riguardano direttamente l’evento sportivo.

3. la terza generazione riguarda gli Stadi che, in linea generale, vengono progettati dopo la seconda guerra mondiale. Tale tipologia di stadio prevede lo svolgimento di diverse discipline sportive (Calcio, Rugby, Atletica). Ma, a differenza della precedente generazione, tutti gli stadi hanno le tribune riservate alle autorità e agli spettatori Vip coperte. La copertura si estende ad altri settori. Appaiono inoltre i servizi parasportivi (connessi in qualche modo con lo Sport). L’”arena” ospita eventi di grande impatto televisivo e mediatico; sono presenti anche servizi extrasportivi. Si inizia, cioè a commercializzare gli spazi che l’edificazione per fini sportivi in effetti permetteva di avere ma che risultavano eccedenti per un utilizzo esclusivamente sportivo. In sostanza, si cerca di svincolare il concetto di stadio da un tipo di frequentazione esclusivamente legato alla manifestazione sportiva settimanale. .

4. della quarta generazione fanno parte quegli stadi in cui è presente la commercializzazione di qualsiasi cubatura di pertinenza della struttura. Vengono realizzati dopo gli anni ’80, quando l’evoluzione della società e dei meccanismi che presiedono tale evoluzione vengono in qualche modo recepiti dai progettisti. Tutti i posti per gli spettatori sono numerati e coperti. Il ruolo della Tv condiziona le scelte progettuali riguardanti il rapporto spettacolo sportivo/spettatore e crescerà in maniera esponenziale fino a diventare, oggi, il punto di partenza di qualsiasi realizzazione progettuale di settore.

5. l’ultima generazione, la quinta, rappresenta il presente e il futuro degli stadi, con il parterre polivalente anche estraibile e la copertura mobile. In aggiunta ai caratteri precedenti, la commercializzazione degli spazi è di ogni tipo e a scala urbana: lo stadio diventa il luogo dove soddisfare qualsiasi esigenza e la sua localizzazione deve rispondere a più criteri qualitativi (fruibilità, migliore qualità di vita, sicurezza, etc..). I suoi spazi sono sempre più aperti alla città e pensati per creare aggregazione.

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