Spadafora, con il suo generoso impegno, sembra essere diventato Pinocchio che incontra sulla sua strada il Gatto e la Volpe: riusciranno a convincerlo ad abbandonare i suoi buoni propositi per andare al Campo dei Miracoli?

Procediamo con ordine. Cosà è successo alla ‘bellissima’ Legge sullo Sport di cui il nostro Vincenzo Spadafora da Afragola, Ministro dello Sport senza portafoglio andava tanto fiero?

Dopo un tira e molla di diversi mesi iniziato ben prima del lockdown, improvvisamente (ma non troppo) le carte in tavola sembrano girare per il Presidente del Coni Malagò. Eh sì, quella è la vera partita, tra Malagò e il Ministro Spadafora o, ancora meglio, tra la visione centralistico – statalista del Ministro e la visione “Conicentrica” di Malagò e del fu ministro dello Sport Luca Lotti.

Infatti, nell’ultima delle tante versioni del Testo Unico si moltiplicano i centri decisionali, tutti saldamente in mano al Governo: la misteriosa ‘Autorità di governo in materia di Sport’, il Dipartimento sport, la Sport e Salute spa per ciascuna delle quali il testo si sforza di trovare competenze e modalità di funzionamento ma senza un’idea forte.

In questa visione, al CONI è riservato lo “Spirito olimpico”. Un po’ poco per chi era abituato a fare e disfare nel mondo dello Sport inteso nel suo significato più ampio.

Era quindi quasi inevitabile che Malagò – il GATTO – riuscisse a ricompattare tutti i presidenti di federazione anche quelli che solo qualche mese fa si erano schierati (convintamente?) a favore della riforma. Si è dapprima fatto nominare unico interlocutore del Ministro, ed ora ha proposto un documento di varie decine di pagine che smonta pezzo per pezzo la proposta di Spadafora mostrandone addirittura l’impraticabilità.

Malagò sembra avere il supporto di un altro personaggio politico che si è sempre mostrato molto ‘CONIcentrico’: Luca Lotti, ex ministro dello sport, da sempre molto abile a tessere relazioni e costruire rapporti (vedi vicenda Palamara).

È Lotti LA VOLPE, ancora molto ascoltata all’interno del gruppo parlamentare del PD, a rappresentare probabilmente l’ostacolo più grande all’approvazione della riforma dello Sport (che riforma non è).

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