di Giacomo Mazzocchi

Fabio Fognini esce agli ottavi di finale degli Australian Open 2020 sconfitto in quattro set (ed oltre quattro ore di gioco 7-6, 7-5, 6-7, 6-4) da Tennys Sandgren.

Nello sport, particolarmente nel tennis, può accadere veramente di tutto, anche che un ragazzone statunitense di 29 anni – figlio di un quotato tennista – arrivi agli Australian Open come n. 100 del ranking. E qui smentisca tutti i bookmakers facendo fuori Matteo Berrettini prima e Fabio Fognini poi, rispettivamente n. 8 e n. 12 del mondo.

Il ragazzone, americano del Tennesee, si è rivelato un vero ammazza italiani. Tutto ciò a significare che a Fognini non poteva capitare di peggio dopo i suoi massacranti primi tre turni durati complessivamente più di 12 ore. Un avversario dotato di un fisico da vero e proprio rugbysta (1,90×90 kg) con una prima palla da oltre 200 km all’ora (per giunta precisa) ereditata e messa a punto dal padre David: un’arma tremenda. Complessivamente Sandgren ha messo a segno 21 aces ed almeno il triplo di prime palle da punto.

Fabio ha cercato in mille modi di opporsi, cercando il calo fisico di un avversario che ha cercato di far correre il più possibile avanti ed indietro sul campo. Sull’intera partita, comunque, pesa l’avvio: cinque palle break gettate al vento nel primo set perso 6-7 al tie break seguite dal penalty assegnatogli dall’arbitro, nell’intervallo, per perdita di tempo in bagno seguite dalle proteste dello statunitense. Fognini è andato visibilmente in crisi, black out di una decina di minuti, da cui è riuscito a riemergere vincendo 5 games consecutivi (da 0-4 a 5-4). Quando, però, quando pensava di aver finalmente domato l’evangelico avversario, questi, ha trovato le energie mentali e fisiche per ritornare in sella e chiudere il set 7-5.

Comunque, sotto questo aspetto, il tennista ligure sembra assai migliorato nonostante le provocazioni subite a Melbourne che sono probabilmente da associarsi all’influenza del coach di Sandgren , il tennista australiano Carsten Ball, sugli organizzatori. Fognini è stato anche capace di applaudire il suo avversario, con sincera e inglese sportività e in piena bagarre finale, per un colpo vincente a conclusione di un lungo scambio. Il ligure, dunque, ha fatto tutto il suo dovere di fronte ad un avversario poco noto ma ispirato nel fisico e nella testa. Un tennista contro cui aveva perso a Wimbledon lo scorso anno.

Fognini è comunque sembrato riuscire a rientrate in partita vincendo al tie break il terzo set mentre nel quarto, facendo correre molto Sandgren, ha retto sino al 4-4. Poi, lo statunitense ha offerto una chiara dimostrazione di superiorità fisica infilando quattro aces di seguito che hanno costretto il ligure alla resa. Fognini aveva comunque realizzato che l’avversario ne aveva più di lui: sperare di vincere un eventuale nuovo tie break e, quindi,   imporsi al quinto set, sarebbe stata impresa davvero sovrumana.

Senz’altro meritato il passaggio del turno per lo statunitense di origine svedese-sudafricana-evangelica. Di positivo (?) c’è solo da rilevare come la sconfitta di Fognini attenui la delusione per quella di Berrettini: se il giovane atleta romano, nel giro di un anno, è riuscito a scalare le classifiche mondiali per portarsi in ottava posizione (Fognini in 12°) bisogna accettare anche che il Carneade Sandgren possa compiere analogo percorso. A 29 anni? Si, può succedere!

Nello sport, infatti, può accadere, quando le circostanze sono propizie, di maturare in ritardo (fisico e fede…). È capitato proprio a Fognini, che di anni ne ha 32.

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