Il fine settimana di Sport
di Giacomo Mazzocchi
Distogliamo un attimo lo sguardo dalla cronaca politica per soffermarci sulle buone e cattive notizie che provengono dallo sport italiano: molte di più le buone che le cattive e sugli scudi, ancora una volta, le donne.
Bebe Vio ha conquistato a Pisa la 21ma vittoria nella Coppa del Mondo di fioretto che le vale anche la qualificazione ai Giochi Parolimpici di Tokio 2020 e Dorothea Wiever ha conquistato ad Oslo la Coppa del Mondo di Biathlon
La ragazza di Brunico è il primo atleta italiano a conquistare questo trofeo. Al secondo posto Lisa Vittozzi.
Sulla scia di queste continue grandi prestazioni delle atlete italiane – che fanno immediatamente seguito ai successi delle Azzurre nel Torneo delle Sei Nazioni di rugby–
40 mila persone hanno assistito sugli spalti dell’Allianz Stadium di Torino alla partita Juventus-Fiorentina, 19ma giornata del Campionato di serie A di Calcio femminile e partita fondamentale per l’assegnazione del titolo
I tagliandi per l’ingresso erano gratuiti, ma i numeri parlano dell’eccezionalità dell’evento, specie rapportato al calcio maschile che questi numeri li fa solo talvolta e solo per partite di cartello.
La Nazionale maschile di calcio non tira più di tanto: al Friuli di Udine per Italia-Finlandia c’erano 24 mila spettatori
Non deve essere soltanto una questione di biglietti. Probabilmente anche una questione di contenuti.
Il calcio maschile italiano non solo fino al termine della stagione scorsa ha vinto poco e male, ma soprattutto ha annoiato. Poco, infatti, lo spettacolo offerto dai maggiori club guidati da tecnici non in linea con il calcio più avanzato: inevitabile che la Nazionale rispecchiasse l’andazzo, fino all’umiliazione della mancata qualificazione ai Mondiali di Russia.
Il Calcio italiano – secondo nel storia per titoli iridati dietro i cinque del Brasile e alla pari con la Germania – aveva toccato il fondo
Come se il calcio non fosse sempre lo sport più amato e praticato dagli italiani e in grado di produrre giocatori rimasti nella storia. Il fatto era (è) che nel frattempo il business si era impadronito del calcio italiano diventando Made in Usa o Made in China, con difficoltà sempre maggiori per i talenti nostrani a trovare spazi in un mercato alterato dal ricorso a giocatori esotici, di qualità inferiore ma economicamente molto convenienti.
Così è arrivato il momento di ripartire con l’insediamento al vertice della FIGC del pugliese Gravina e con Demetrio Albertini alla guida del settore tecnico
L’opzione per far ripartire il calcio azzurro era tra Carlo Ancelotti e Roberto Mancini, sicuramente entrambi uomini giusti per la bisogna, due campioni veri sul campo di calcio, due intenditori profondi del gesto calcistico.
Non si diventa campioni del calibro dei Due se non si possiede un cervello talentuoso (spesso infatti il grande calciatore non ha pazienza necessaria diventare un grande allenatore).
Ancelotti ha preferito l’avventura napoletana, Mancini ha salutato lo Zenit di San Pietroburgo e a giugno del 2018 ha accettato l’onere di restituire l’onore al calcio italiano.
Il match contro la Finlandia è stata la cartina di tornasole per verificare il lavoro fatto e mettere la prima pietra verso il Campionato Europeo e la Prossima Coppa del Mondo
Mancini ha potuto dimostrare contro la Finlandia che lui è riuscito in quello che i suoi predecessori azzurri e i suoi colleghi presso i grandi club italiani avevano fallito: individuare cioè i talenti disponibili (sia giovani che veterani) convincerli a fare pressing dal primo all’ultimo minuto, rendere sicuro ed efficace il loro palleggio ed infine assembrali coralmente nel modo più redditizio.
Ne è venuta fuori un assetto che lascia ben sperare per il futuro con l’innesto di giovani talenti senza estromettere giocatori esperti ma ancora efficaci
In attesa che maturino i nuovi talenti, in difesa si punta ancora su Bonucci e Chiellini affiancati però dal solido e razionale Biraghi e da Cristiano Piccini, talento fiorentino che ha dovuto emigrare in Spagna (Betis) per farsi spazio. Ma il capolavoro tecnico di Mancini è stato l’innesto e la fiducia verso due ragazzini: Nicolò Barella (22 anni, centrocampista cagliaritano ultramoderno per la sua capacità d’incursione) e Moise Kean, ivoriano nato a Vercelli 19 anni fa, cresciuto nel vivaio juventino. Aggiungiamo che nel finale Mancini ha trovato modo di dipingere di azzurro anche l’altro nuovo prodigio Made in Italy, Nicolò Zaniolo, trequartista di Massa, diciannove anni. Tutti e tre questi ragazzi hanno talento tecnico ed atletico.
Come andata Italia- Finlandia? 2-0, Reti di Barella e Kean. Grazie Roberto Mancini per aver ridato entusiasmo all’Italia del calcio senza frontiere
Infatti anche per il centrocampo si è dovuto guardare all’estero cioè al Paris Saint Germain (Marco Verratti) e Chelsea (Giorginho). Gestori di due squadre che giocano grande calcio moderno.
Nuova battuta d’arresto di Fabio Fognini
Venendo alle note sportive meno felici, occorre registrare a Miami la nuova battuta d’arresto di Fabio Fognini. Con lui gli alti e bassi sono sempre dietro l’angolo. Ieri, nel terzo turno degli Open di Miami, se la vedeva con Roberto Bautista, tennista spagnolo 22mo nel Ranking Mondiale. Fognini è 17mo.
Partita bislacca
Un momento dominata, l’altro buttata al vento. Risultato: 6/4, 6/4 per lo spagnolo, Fognini a casa. In attesa di rivederlo a Roma i primi di maggio.