La Roma torna a Testaccio

di Giacomo Mazzocchi

Il primo atto da dirigente responsabile della Roma di Francesco Totti è stato l’esonero di Eusebio Di Francesco e la contemporanea assunzione di Claudio Ranieri come nuovo allenatore della Roma.

Un atto significativo ed importante che di per sé già giustifica la remunerazione che accompagna la sua qualifica di dirigente giallorosso che la proprietà americana gli ha offerto  in cambio della anticipata e forzata rinunzia al calcio giocato così come chiesta ed ottenuta da Spalletti.

Tra Porta Metronia  – dove è nato, cresciuto e giocato Francesco Totti – ed il quartiere Testaccio – dove è nato, cresciuto e giocato Claudio Ranieri – ci sono non più di 500 metri in linea d’aria

E’ la zona storica, l’habitat dove è nata e cresciuta la Roma giallorossa e di converso la  stessa militanza di entrambi i personaggi, separati da una generazione. Comunque compagni di squadra 8 anni fa nel corso dell’esperienza vissuta da tecnico giallorosso di Claudio Ranieri: uno allenatore, l’altro giocatore e capitano. Stesso habitat, stessa bandiera.

Non deve fare meraviglia che Totti fosse perfettamente consapevole dei pasticci che il signor Ramon Rodriguez Verdejo (al secolo Monchi), ex DS del Siviglia, continuava a combinare in termini di mercato calciatori e conduzione dell’ambiente.

Così l’ex Pupone ha immediatamente  perorato la sua causa

Così l’ex Pupone – di fronte alla volontà precisa del Presidente Pallotta di liberarsi di un allenatore troppo allineato alle posizioni  del Direttore Sportivo – ha immediatamente  perorato la causa di Ranieri: romanista fino all’osso, oltre che signore di raro spessore e, soprattutto, tecnico di rara perizia come testimoniato dall’incredibile vicenda di Leicester, squadretta di rango inferiore condotta da Ranieri al titolo di Campione d’Inghilterra in una sola stagione.

Il racconto vero di  questo doppio esonero e nuovo ingaggio non sarà mai conosciuto nei dettagli

Rimarranno i fatti, i contratti, gli stringati comunicati stampa con cui si spiega che DS spagnolo e Società si lasciano consensualmente. Il ruolo di Totti probabilmente emergerà in seguito quando apparirà evidente che l’effettivo  successore di Monchi non è l’”americano” Frederic Massara, troppo estraneo alle dinamiche calcistiche italiane ed europee, non può essere che Totti (pur mantenendo un basso profilo).

Comunque a far precipitare la situazione appare non essere stato tanto lo scivolone di Oporto

Comunque a far precipitare la situazione appare non essere stato tanto lo scivolone di Oporto, maturatosi in maniera rocambolesca – ed ingiusta – per via di arbitraggio e gestione Var del tutto inaccettabili e nemmeno il fatto che la Roma, dopo mesi di gestione Di Francesco, non sia stata in grado di darsi un gioco decente. Né il pressocchè naufragio tecnico dei 21 calciatori freschi innestati da Monghi ( fra cui Schik, Nzonzi, Kluivert, Karsdorp,  Coric, Cristante Santon) costati oltre 264 milioni di Euro: in questa cattiva gestione delle proprie risorse, in fondo

la Roma si trova nelle stesse cattive acque delle più ricche e floride società italiane

che non riescono a darsi una qualità decente di gioco, ma che continuano ad affidare il proprio cammino alla bravura individuale di giocatori lautamente pagati. E’ il caso di Juventus, Inter e Roma. Il Milan ancora arranca nella sua nuova versione cinese.

Dunque la Roma si trova in buona compagnia, perché biasimarla? E’ in lotta per un posto in Champions League

Quello che può aver, invece, indotto gli Americani ad una ulteriore e decisiva riflessione  è stato qualche atteggiamento individuale inaccettabile dal punto di vista di etica sportiva. Gli americani, – anche gli italo-americani quale il Presidente Pallotta ed i suoi collaboratori – hanno dello sport (anche quello professionistico) una visione etica di influenza anglosassone in cui emerge  su tutti la lealtà ed il coraggio delle proprie azioni:

in nessun stadio USA dove si pratica una disciplina sportiva di squadra potrebbe essere tollerata una  sceneggiata

come quella messa in opera da Dzeko nel suo ‘téte a téte’ con il portoghese Pepe. Uno spettacolo da far rabbrividire : un omone di quasi due metri che simula un colpo subito al capo per lasciarsi cadere al suolo tramortito per indurre l’arbitro a sanzionare l’avversario. Dzeko oggi milita in  una squadra italiana, con un allenatore italiano e non dovrebbero tollerarsi atteggiamenti così diseducativi. Imperativo, quindi, prendere provvedimenti. Se non immediati, almeno successivi.

In Usa, probabilmente, l’allenatore – esaurita la sceneggiata ed il cartellino giallo – avrebbe richiamato il giocatore negli spogliatoi

Non averlo fatto, forse è stato il segnale di una debolezza dannosa per il proseguimento positivo del mandato. Ma anche questa, comunque,  è  ipotesi destinata a rimanere tale ma è stimolante pensare che l’avvento dell’accoppiata romana e romanista alla guida della Roma, sia avvenuta così.

Come anche è parimenti divertente ipotizzare che, per ridare un po’ di genialità alla squadra

Claudio Ranieri di Testaccio non provi a rimettere in carreggiata il suo vicino Totti di Porta Metronia

Anche solo per  consentirgli di chiudere la carriera come avrebbe voluto e, contemporaneamente – magari – rimettendo in sesto la stessa squadra giallorossa: un  lieto fine che farebbe soltanto bene al calcio italiano (inquinato da troppi speculatori, maneggioni, guru).

Ancor meglio se questo segnale di sportività obliata (la sceneggiata del bosniaco non è stata sufficientemente stigmatizzata) venisse dagli USA a significare  che sono qui per dare qualcosa (sportività, etica) e non solo per  business.

Giacomo Mazzocchi

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