di Giacomo Mazzocchi

Non si può non ammettere che gli azzurri hanno rivaleggiato alla pari dei gallesi per tutti gli 80’

Nella Seconda giornata del Torneo dell Sei Nazioni di rugby, disputato allo Stadio Olimpico di Roma nel tardo pomeriggio, il Galles ha superato l’Italia per 26-15.

Per i dragoni si tratta dell’undicesima vittoria consecutiva e confermano il terzo posto nel ranking mondiale, dietro All Blacks e Inghilterra, mentre per gli azzurri si tratta della diciannovesima sconfitta consecutiva nel Sei Nazioni dove non vince una partita dal febbraio del 2015 ad (Edimburgo contro la Scozia).

Questo, in sintesi, dicono i numeri i quali sanciscono una crisi (quasi) irreversibile del rugby italiano precipitato in quindicesima posizione nel ranking mondiale, dietro Samoa, Giappone, Georgia, squadre che sono state sempre dietro gli azzurri.

Eppure, guardando con occhio critico e obiettivo quanto accaduto oggi all’Olimpico, non si può non ammettere che gli azzurri hanno rivaleggiato alla pari dei gallesi per tutti gli 80’. Hanno messo a segno due mete (come il Galles) mentre l’azzuro Allan ha preso un palo in occasione della facile trasformazione della meta centrale di Steyn al 34’ ed ha fallito un piazzato altrettanto facile. Sono stati così buttati al vento altri cinque punti che avrebbero portato l’Italrugby a ridosso dei celti. E comunque, l’Italia non è mai stata in balia del Galles ed è rimasta in partita fino all’ultimo istante.

Però ha di nuovo perso per la diciannovesima volta consecutiva nel torneo: più flop di così. Il match di oggi doveva fare chiarezza proprio su questo punto ma non lo ha fatto.

Eppure lo sport con la palla ovale ha una particolarità

Eppure lo sport con la palla ovale ha una particolarità che la distingue, per esempio, dal calcio dove caso, fortune, errori arbitrali possono dare luogo all’ingiustizia di un verdetto che non rispecchia i valori. Nel rugby, quando la differenza di valori è palese, per il più debole non c’è scampo: rimane solo l’orgoglio di non darsi mai battuto. Questa legge non può essere richiamata per il 33-20 subito dalla Scozia, risultato dignitoso, spietato solo in quanto ennesimo, generato dal malore che aveva fermato il mediano di mischia titolare Tito Tebaldi nel prepartita. Ciò ha costretto il CT O’Shea a mandare in campo il vice Guglielmo  Palazzani, evidentemente  impreparato a dirigere la squadra  e privo di affiatamento con l’altro mediano Allan.

Tornato a casa Tebaldi, al raduno di Roma si è aggiunto l’ex titolare l’esperto Edoardo Gori, compagno di Allan nella Benetton nel Campionato Pro 14. Dunque mediana affiatata ed esperta contro il Galles, allora, finalmente, sapremo di che pasta è fatto il XV azzurro su cui da 3 anni sta lavorando il CT irlandese Conor O’Shea!

Niente affatto

Niente affatto. Per ragioni che non convincono, O’Shea conferma  dal primo minuto Palazzani, con Gori in panchina perché nel Benetton il mediano di mischia titolare è il valente sudafricano Duvenage. A Treviso, nel Campionato Pro 14, Gori  è costretto a giocare solo partendo dalla panchina. E così è stato anche oggi contro il Galles nel secondo tempo. Morale: il match è risultato per molti aspetti la fotocopia di quello contro la Scozia.

Gli azzurri hanno incassato un primo piazzato da 3 punti sulla prima palla giocata dal calcio di avvio: pallone raccolto dal pack degli avanti, cattiva gestione dell’ovale sul raggruppamento a terra (una gestione tecnico-tattica che è responsabilità del mediano). Palazzani in queste fasi di gioco ha troppi indugi.

L’uscita ritardata dell’ovale comporta spesso una penalità e così, al 50° secondo di gioco il Galles segna fra i pali i primi 3 punti della partita. Seguiranno altri tre piazzati (realizzati) per situazioni analoghe e il punteggio che, al 30’, è di 12-0. Il Galles però non arriva in meta, gli azzurri rimangono in partita. Gli avanti conquistano le proprie palle in touche, ma anche qui la trasmissione dell’ovale verso le linee arretrate risulta imprecisa ed in una circostanza addirittura intercettata da un gallese, fermato poi in extremis.

Gli azzurri si battono bene e difendono accanitamente

Gli azzurri si battono bene e difendono accanitamente, ma alle linee arretrate non arriva mai l’ovale se non da rari contrattacchi con palloni recuperati all’avversario. Non hanno modo di giocare nell’area avversaria e sfruttano al massimo la concessione di qualche punizione per arrivare a guadagnarsi la rimessa laterale nell’area in prossimità della meta gallese.

Le due mete azzurre di Steyn e Padovani nascono dalle moule avanzanti seguite alla conquista dell’ovale in touche da parte di Parisse, Budd,  Sisi, e Steyn, migliore in campo in assoluto sia in fase difensiva che offensiva.

Dunque, l’Italia con il pallone in mano poteva fare di più e gareggiare anche nei numeri contro il Dragone Gallese.

Il flop tecnico non c’è stato

Il giudizio è ancora rinviato al prossimo match contro l’Irlanda, all’Olimpico il 22 febbraio, ma nel frattempo bisogna ricordare che nel rugby un giocatore non fa una squadra. Questo è vero in ordine generale, non lo è nel caso dei ruoli.

L’eccezione è il ruolo di mediano di mischia che ha il compito di innescare il lavoro corale e gestirlo. Se, per una ragione o l’altra risulta inadeguato allora il freno che si mette alla squadra diventa davvero condizionante. Ad un certo punto nella ripresa O’Shea ha richiamato Palazzani ed ha immesso Gori: non è cambiato molto. Su Gori, infatti, ha pesato la mancanza di minutaggio agonistico e la squadra ha continuato a soffrire – anche se in maniera meno vistosa – e le cose sono andate come sono andate: ennesima sconfitta contenuta ed in bilico fino alla fine, il che è già incoraggiante.

La verità è che l’Italia di O’ Shea è diventata nel suo complesso una squadra competitiva

La verità è che l’Italia di O’ Shea è diventata nel suo complesso una squadra competitiva ma purtroppo ha un problema singolo che non riesce a risolvere: ha un ruolo scoperto, quello del mediano di mischia, il coordinatore generale, il “piccoletto” fra i giganti che deve fare lavorare il cervello non il fisico. In tutti gli altri ruoli siamo abbastanza coperti, in questo no (o poco). Anche Tebaldi non è un fulmine di guerra. Negli ultimi anni da rimpiangere Troncon  e Paul Griffen il neozelandese  italianizzato.

In attesa di identificare l’uomo giusto non resta che sperare nel completo recupero di Tebaldi o che Gori ritrovi la fiducia in sé stesso minata dal suo ruolo di riserva nella Benetton. O, ancora, che Palazzani, sulla spinta della fiducia concessagli da O’Shea, lavori in fretta per  venire a capo dei  limiti tecnici e tattici che ancora  frenano le sue indubbie qualità agonistiche.

Nel frattempo, si può continuare ad aver fiducia in questa squadra azzurra che si sta battendo sostanzialmente alla pari con le più forti nazionali al mondo. In realtà, lo ripetiamo, è soltanto scoperta in un ruolo particolare, un destino capitato a tante altre Nazionali al mondo.

Queste le marcature del match allo stadio Olimpico: primo tempo, 2′ cp Biggar (0-3), 15′ cp Biggar (0-6), 19′ cp Biggar (0-9), 30′ cp Biggar (0-12), 34′ meta Steyn tr Allan (7-12); secondo tempo, 4′ cp Allan (10-12), 14′ meta Adams tr Biggar (10-19), 30′ meta Watkin tr Anscombe (10-26), 35′ meta Padovani (15-26).

Giacomo Mazzocchi

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