Giacomo Mazzocchi per SportPolitics.it

La Juventus non meritava di essere umiliata dal Real con quel secco 3-0 che la sbatte praticamente fuori ancora una volta dalla Champions. I bianconeri hanno tenuto per buona parte dell’incontro le redini della partita in mano, ma nulla hanno potuto fare contro un giocatore praticamente inarrestabile, Cristiano Ronaldo, portoghese di Funchal, capoluogo dell’isola atlantica di Madeira.

Hai voglia a sostenere che in uno sport di squadra un giocatore non può fare la differenza! Nel caso di questo Real Madrid, l’assioma non è valido, Ronaldo la differenza la fa e come! La palla del calcio è rotonda ma con CR7 (che sta per Cristiano Ronaldo maglia n. 7) essa diventa ovale come quella del rugby: lui la gestisce a piacimento con una atleticità che ha dell’incredibile.

Secondo calcoli fatti, per la rovesciata ultra acrobatica del 2-0 madridista il suo piede destro ha impattato la sfera a 2,37 metri. I pali di una porta di calcio sono alti 2,44 mentre il record del mondo di salto in alto è di 2,45: l’ha realizzato 25 anni fa il cubano Javier Sotomayor.

Il tiro che ne è scaturito è stato imparabile ed ha lasciato sbigottito Buffon la cui prima reazione – da grande uomo di sport – è stata quella di felicitarsi con un avversario che l’aveva prescelto come co-protagonista di uno dei più bei goal della storia. Un bellissimo viatico per un portiere (“mondiale” come il suo rivale portoghese) che si accinge a salutare lo sport praticato.

All’applauso di Buffon ha fatto, poi, seguito la standing ovation dell’intero stadio, convinto di essere testimone di un evento sportivo storico. Alla faccia della sconfitta!

La disputa su chi è (o stato) il più grande al mondo, non finirà mai. E’ opinione diffusa, sulla base (discutibile) dei Palloni d’oro (discutibilmente) conquistati che attualmente la contesa sia fra l’argentino Messi e, appunto, Cristiano Ronaldo che con la doppietta di ieri ha Torino ha portato il suo score in Champions sulle 14 reti in 9 partite: più di un gol e mezzo a partita, un record impareggiabile.

Ma l’attribuzione della palma del “migliore” non può essere assegnata sulla base dei gol, perché allora significherebbe tagliare fuori tutti quelli che giocano lontano dalle aree di rigore avversari, partendo dal portiere! (vedi mitico Buffon).

Inoltre, il rendimento di un calciatore (anche e soprattutto attaccante) è legato alla forza e al gioco della squadra: è su questo parametro che va giudicato un calciatore.

Messi è un fenomenale realizzatore che finalizza il gioco di una squadra come il Barcellona costruita da anni per sfruttare al massimo le sue qualità ed il suo talento tecnico, mentale ed atletico.

Il Barcellona articola le proprie manovre per far sì che a Messi arrivino determinati palloni in determinate situazioni di gioco e di campo dove lui può diventare inesorabile. Quando gioca con la Nazionale argentina, infatti, il suo rendimento cala.

Invece, gli acuti frequentissimi di Ronaldo non seguono alcun canovaccio; sono esplosioni tecnico-atletiche che scaturiscono improvvise ed implacabili. Dietro di lui la squadra si limita alla normale amministrazione che comunque, per quanto riguarda il Real, è ad altissimo livello.

Ronaldo, un Lupo Solitario che si aggira nell’area avversaria in attesa di captare la minima occasione per assaltare Cappuccetto Rosso.

Le sue qualità sono: fame agonistica da predatore, tecnica sopraffina, coordinazione perfetta accompagnata da una potenza esplosiva che lo farebbe campione in qualunque sport.

Ma ieri all’Allianz Juventus Stadium c’era anche un terzo potenziale Pallone d’Oro, un giocatore di stampo assai diverso dai due di cui sopra e non solo perché più giovane.

Il suo apporto alla squadra è costante e non limitato alla fase conclusiva. Di reti per la Juve ne segna tante e decisive. Ma altrettante sono quelle che fa realizzare ai compagni, segnatamente ad Higuain, nonché le punizioni dal limite trasformate da lui, Pjanic e altri in gol.

Ha assorbito da un guerriero come il croato Mandzukic il combattere, essere presente in ogni zona del campo pur con un fisico normotipo. Una generosità che ieri gli è costata il cartellino rosso (assolutamente frettoloso) per gioco pericoloso.

Insomma, Dybala si sta rivelando realizzatore come pochi ma soprattutto uomo-squadra in un team che comincia a mostrarsi assai lacunosa specie in difesa, dove il ricorso alla vecchia guardia (purtroppo pare assimilata anche dalla nuova Nazionale di Di Biagio) ieri si è dimostrato disastroso.

Senza gli svarioni di Barzagli e di Chiellini (in occasione delle due reti di Ronaldo) la Juventus a trazione Dybala sarebbe uscita dallo Stadium con un diverso risultato: Ronaldo volente o nolente. Il giocatore portoghese, infatti, non ha mancato di ringraziare il pubblico per una serata davvero unica ed indimenticabile.

La Juventus si allontana dunque di nuovo dal trofeo più prestigioso pagando il dilemma mai risolto: Campionato o Coppa?

La forza per battersi in tutte e due le competizioni (tre con la Coppa Italia) evidentemente non l’ha: basti pensare che, causa squalifica di Pjanic, per la partita più importante di tutto l’anno Allegri ha dovuto improvvisare in cabina di regia l’inesperto uruguaiano ventenne Rodrigo Betancur! L’impressione è che la Società degli Agnelli, mai anteporrà la Champions al Campionato.

Al popolo juventino sparso in ogni angolo della penisola, specie al Sud, infatti interessa più la supremazia locale italiana (che dura dieci mesi) che la breve e saltuaria competizione europea.

Giacomo Mazzocchi

 

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