Giacomo Mazzocchi per SportPolitics.it

Dopo i successi italiani su due ruote della settimana scorsa, a far suonare di nuovo l’Inno di Mameli è stata la Rossa di Maranello guidata da Sebastian Vettel (primo) con Kimi Raikkonen sul terzo gradino del podio. Due piloti “ presi in prestito” in Germania e in Finlandia da un gruppo  industriale, Ferrari/ Fiat, costituito interamente da italiani al cento per cento : meccanici, tecnici, operatori, dirigenti, maestranze , esperti di ogni genere.

La vittoria di Vettel è un gioiellino tutto da incorniciare e fa il paio con quella ottenuta lo scorso anno nel primo dei 21 Gran Prix di F1 previsti.

Fino al 2017 il vento della Formula Uno non ha soffiato sempre in favore della Rossa, anzi. Sfortuna ed errori hanno accompagnato un cammino spesso segnato da aventi negativi fin dalle qualificazioni, tanto da rendere necessario anche l’intervento diretto di Marchionne per tentare di riportare la Ferrari ai livelli di validità ed efficienza  che da sempre la connotano.

Si dubitò anche fortemente che Maurizio Arrivabene il responsabile tecnico fatto in casa, fosse l’uomo giusto al punto giusto.

Oggi a Melbourne tutto è filato al meglio. Prima nelle qualificazioni -Vettel e Raikonnen  secondi e terzi dietro il siderale duo Mercedes-Hamilton- quindi in gara.

Melbourne è un circuito dove sorpassare è forse più problematico che a Montecarlo.  Chi si trova in testa, a prossimità di prestazioni delle vetture, difficilmente può essere superato per via della disposizione delle curve, della limitatezza dei rettilinei, della ridotta larghezza della sede stradale e anche in fase di sorpasso di doppiati.

Hamilton, conquistando la pole position con la sua poderosa Mercedes, aveva perciò messo una serissima ipoteca alla vittoria finale.

La Ferrari e le Red Bulls di Ricciardo e Verstappen  (le più accreditate dopo le prove ed alla griglia di partenza) potevano sperare soprattutto in azzeccare qualche mossa giusta al pit-stop o in qualche colpo di fortuna (intervento della safety car, etc): occorreva perciò mettere in campo una strategia perfetta.

In gara, tutto come ci si aspettava: alla partenza Hamilton difende agevolmente la sua posizione, dietro di lui  Vettel viene scavalcato dal compagno di scuderia Raikkonen. Ma al momento del pitstop viene fuori la strategia messa a punto da Arrivabene per mettere in imbarazzo la Mercedes: si ferma prima Raikkonen, Hamilton lo segue e in testa si piazza Vettel.  Contemporaneamente le due Haas vanno in tilt per problemi alle ruote e Grosjean si ferma di lato ad un rettilineo stretto.

Il pericolo fa apparire la bandiera gialla: obbligo di rallentare e Safety Car. Ma Vettel è ormai nei pressi dell’accesso al vialetto dei box e si inoltra velocissimo. Cambio di gomme e pieno di carburante rapidissimi e Vettel fa a tempo a ripartire ed a rientrare in pista prima che transiti il “rallentato” Hamilton che precede Raikkonen.

Al ventiseiesimo dei 58 giri previsti la situazione ora vede il Campione del mondo inglese stretto fra Vettel avanti e Raikkonen dietro. Vettel amministra con giudizio l’esiguo vantaggio non offrendo mai lo spunto al rivale per tentare un sorpasso. Anzi, in una circostanza offre ad Hamilton una occasione di azzardo che fa terminare l’inglese oltre il cordolo erboso, ritardandolo di nuovo.

Hamilton, però, non si dà per vinto e rincorre fino a portarsi di nuovo a ridosso. Un epilogo al cardiopalmo?

No, Hamilton ha chiesto troppo alla vettura: prima le gomme cominciano a creare problemi, quindi anche il motore rallenta.

Mancano cinque giri al termine e Hamilton si allontana da Vettel mentre dietro  Raikkonen e Ricciardo intravedono la possibilità di raggiungere e superare il campione del mondo. Ma forse non sarebbe giusto per Hamilton.

L’inglese riesce a difendere l’esiguo vantaggio fino al traguardo: un giro in più  e sarebbe finito sicuramente fuori dal podio. Per la Ferrari primo posto nella classifica piloti e primo posto in quella costruttori.

Trionfo italiano, dunque nello sport simbolo dell’industria dei motori, la più importante in assoluto per il rilievo tecnologico e per l’impiego umano nella vita di tutti i giorni. La lezione ricevuta dalla Ferrari lo scorso anno ha dato i suoi frutti. Non si sa per forza di cose o per merito di Marchionne.

Quanto a Maurizio Arrivabene, questa volta è partito bene ed è arrivato meglio.  L’esito felice della sua strategia vincente gli ha permesso di togliersi anche qualche sassolino dalle scarpe. Sintomatica la sua prima osservazione a caldo: “C’è chi parla e chi fa i fatti!”.

Giacomo Mazzocchi

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