di Giacomo Mazzocchi

Ora tutto si può dire di Fabio Fognini meno che difetti di forza di carattere. Della numerosa truppa di tennisti italiani presentatisi a Melbourne per l’apertura della stagione 2020 con gli Australian Open, il 32enne tennista ligure è l’unico che accede al terzo turno. Berrettini, n. 8 al mondo, è uscito al secondo turno per opera dello statunitense Sandreen (n. 100) sconfitto in 3 ore in cinque set. Anche Seppi ha dovuto inchinarsi al quinto set di fronte al redivivo campione svizzero Wawrinka.

Fognini, invece, ha fatto onore alla sua posizione di 12mo al mondo sconfiggendo, sempre in 5 set, prima lo statunitense Opelka e quindi l’australiano Thompson. Due avversari decisamente ostici in questo esordio stagionale in un torneo che si svolge nel catino bollente della Rod Laver Arena, su campi in cemento e con 9 ore di differenza con il fuso orario italiano, giocando, inoltre, al meglio di 5 set.

Se l’è vista veramente brutta Fognini quando dall’altra parte della rete ha intravisto la sagoma del suo avversario e cioè il tennista più alto della storia del tennis: Reilly Opelka, 22enne statunitense di 2,11 m. capace di servire alla velocità ultrasonica di 235 km all’ora. Un avversario da incubo che Fognini ha tentato di addomesticare, cercando di capire dove e come batterlo ma così perdendo i primi due set. Ma il ligure non ha mollato, non si è fatto prendere dalla fretta e a poco a poco è riuscito a riprendersi il match regolando al tie break del quinto set il gigante made in UISA. Match durato quasi 4 ore.

Jordan Thompson, il secondo avversario, è un virgulto locale di Sidney di 25 anni abituato a giocare sul cemento e nell’attuale caldo asfissiante australiano. È sostenuto, naturalmente, dal numeroso pubblico. Fognini è sembrato non voler correre rischi, cercando di tarpare subito le ali all’avversario. Fabio si impegna al massimo e vince il primo set al tie break, ma accusa ancora il peso dei cinque set del turno precedente e vorrebbe non protrarre troppo la partita e dunque spinge anche nel secondo set che vince 6-1 (un solo game per Thompson).

Fognini si aspetta di vincere a mani basse, l’avversario dovrebbe arrendersi per ‘manifesta inferiorità’, gioca al risparmio. Ma Thompson si esalta e si assicura sia il terzo (3-6) che il quarto set (4-6). Fognini è così costretto a fare gli straordinari. Nell’ultimo set, addirittura, riesce ad assicurarsi quattro match ball che, però, non sfrutta. E Thompson conquista il tie-break)

Fognini, finalmente si concentra e ridimensiona l’australiano. Ora, il tie break australiano prevede che vinca chi arriva prima a 10: Fognini lascia solo 4 punti all’avversario, ma con la certezza, però, di avere giocato oltre 4 ore. Sommate alle altrettante del primo match diventano una maratona di otto ore in tre giorni che non potrà non farsi sentire contro gli ancora più forti avversari che lo aspettano. Il tutto testimoniato dall’urlo liberatorio che ha fatto seguito al punto vincente.

Di positivo, invece, c’è molto. Il ligure possiede un forte carattere, non si arrende e si mantiene lucido. Ancora non ha capito, però, che anche gli altri tennisti che incontra non mollano: proprio come lui. Risparmierebbe così un tesoro di energie se non si aspettasse l’inchino dell’avversario. Queste energie sarebbe necessarie possederle a pieno quando, nell’infuocato pomeriggio australiano (attorno alle 7 del mattino in Italia e TV), se la dovrà vedere contro l’argentino Guido Pella, numero 22 del Ranking.

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