Prosegue il nostro viaggio nell’Europa dello Sport con gli approfondimenti del Prof. Porro: è la volta del Modello anglosassone (per le precedenti puntate vedi l’intervista pubblicata il 30 gennaio scorso), il Modello Nordeuropeo e il Modello Centroeuropeo). E’ necessario chiarire che per Isole Britanniche si intendono il Regno Unito e la Repubblica d’Irlanda mentre, caso non unico, nel Regno Unito convivono Inghilterra, Scozia, Galles e Ulster (Irlanda del Nord) che soltanto nei giochi di squadra vengono riconosciute come Nazioni. Nella descrizione dei singoli modelli, il prof. Porro li alleggerisce – senza perdere di incisività e chiarezza e rendendoli ancora più scorrevoli – di tutte quelle caratteristiche scientifiche non strettamente necessarie. Buona lettura.

Un caso anomalo rispetto ai sistemi sportivi dell’Europa continentale è rappresentato dalle Isole britanniche

di Nicola Rinaldo Porro

Un caso per alcuni aspetti anomalo rispetto ai sistemi sportivi dell’Europa continentale è rappresentato dalle Isole britanniche: in questa definizione comprendiamo il Regno Unito  e la Repubblica d’Irlanda

United Kingdom Flag
Irish Republic Flag

Paesi e culture diverse che riflettono, però, un imprinting storico simile, sviluppatosi in quella stagione vittoriana – fra XIX e XX secolo – che ha visto la formazione del movimento olimpico, la codificazione delle pratiche di competizione e la prima strutturazione organizzativa dei sistemi sportivi modellati sul profilo degli Stati nazione.

Esistenza di quattro ‘Nazioni senza Stato’ (Inghilterra, Scozia, Galles e Ulster)

Scotland

Nel caso britannico, ancora oggi il centralismo dello Stato si combina con l’esistenza di quattro ‘Nazioni senza Stato’ (Inghilterra, Scozia, Galles e Ulster), platealmente visibile nell’esistenza di quattro rappresentative nazionali nei giochi di squadra. Un’accentuata ispirazione liberistica assegna al mercato e all’azione volontaria una sorta di delega istituzionale.

I poteri centrali agiscono tramite pragmatiche politiche di incentivazione

Wales

Tuttavia, i poteri centrali agiscono tramite pragmatiche politiche di incentivazione: programmi tematici (finanziati in base al ricorso al principio dell’accountability degli attori) e istituti specializzati nella rilevazione delle prestazioni.

In coerenza con un’interpretazione dello sport europeo della tarda modernità, fortemente connesso alle politiche di welfare e al riconoscimento dello sport come diritto di cittadinanza, è possibile individuare nel caso britannico un paradigma di Welfare liberale, caratterizzato dall’egemonia delle logiche di mercato e dal dualismo fra un ‘Welfare dei ricchi’ e un ‘Welfare dei poveri’.

La regolazione rigorosamente liberistica del sistema sportivo è temperata dalla presenza di servizi socialmente strategici

Tale modello, del resto, è quello vigente fra i maggiori Pesi extraeuropei di cultura anglofona: dagli Stati Uniti, all’Australia, dal Canada alla Nuova Zelanda. In Europa solo la Gran Bretagna è ascrivibile a questa tipologia. Tanto in Gran Bretagna quanto in Irlanda, tuttavia, la regolazione rigorosamente liberistica del sistema sportivo è temperata dalla presenza di servizi socialmente strategici (istruzione e sanità) che sono in una certa misura affidati all’amministrazione pubblica e orientati a valorizzare le attività fisico-motorie come uno dei cardini delle strategie di well-being.

Ulster

In Gran Bretagna il 63% dei cittadini sono “non sedentari”

Le rilevazioni di Eurobarometro 2017 assegnano alla Gran Bretagna una percentuale di cittadini di età superiore ai 15 anni ‘non sedentari’ (non necessariamente, quindi sportivi praticanti, ma almeno virtualmente ‘attivi’) del 63 % e all’Irlanda del 66 %. Valori di pratica diffusa leggermente superiori a quelli medi dell’area comunitaria e molto più elevati di quelli italiani. La governance del sistema sportivo pubblico è molto labile e scarsamente riconosciuto il ruolo degli attori sociali.

In Irlanda il 66% dei cittadini sono “non sedentari”

Agli sponsor commerciali è affidato il finanziamento delle attività di alta competizione, più remunerative in termini di immagine pubblicitaria e sponsorizzazione. Le maggiori federazioni godono di un sostegno consistente e continuativo di partner economici. Lo sport di base è invece associato in parte alla tradizione formativa delle istituzioni scolastiche e universitarie, che nel tempo ha gemmato esperienze di eccellenza come nei casi di Cambrìdge e Oxford nel canottaggio.

Agli sponsor commerciali è affidato il finanziamento delle attività di alta competizione, più remunerative in termini di immagine pubblicitaria e sponsorizzazione

Le politiche di sostegno fiscale alle “attività meritorie” comprendono lo sport e consentono di estendere la platea dei potenziali fruitori di attività di fitness o di prevenzione sanitaria. In Gran Bretagna opera comunque un organismo semipubblico di incentivazione alle attività, paragonabile a un ente parastatale europeo continentale, denominato Sports Council.

Nicola Porro, 70 anni, di Civitavecchia, sociologo e docente universitario, già Presidente dell’Uisp dal 1998 al 2005 e autore di numerosi testi di Sociologia dello Sport

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *